La verità di Rita Siani

Camorra, la ex del boss: "Prima i fiori, poi il massacro"

Michele Focarete

Da cantante affermata a moglie del boss. Dalla galera a testimonial de “Le donne non si toccano”, associazione che si batte contro le violenze sulle donne e cerca di far capire alle malcapitate che il compagno che ti picchia, non ti ama. È la terza vita di Rita Bonanno, in arte Rita Siani, 63 anni, un tempo corteggiata da discografici, tv e teatri, partner di scena di Mario Merola e adesso alti e bassi di un’artista che ne ha passate tante. «Però mi sento felice adesso», dice senza nascondere i segni del tempo e delle botte, «perché quell’unione impossibile l’ho pagata cara. Nessun regalo o esistenza agiata, possono valere un amore sbagliato». E ripercorre ogni attimo della sua vita non vita, accanto ad un uomo che l’ha ingannata, picchiata, depredata della sua dignità. «Eppure credevo di amarlo». Lui si chiamava Tommaso Prestieri, storico reggente della camorra del quartiere Secondigliano, prima nelle file del clan Di Lauro. Ma anche personaggio dalle mille facce, artista, impresario, manager di cantanti neomelodici, discografico, ideatore di programmi tv e scrittore. Morto in carcere di Covid nel 2020, a 62 anni, poco prima dell’udienza per il divorzio. 

 


«Lo conobbi nel 1989», ricorda Siani, «durante uno spettacolo per non vedenti e fu il classico colpo di fulmine. Ma non sapevo che sotto i panni d'impresario si nascondesse un balordo. Quando seppi chi fosse veramente, avrei voluto scappare da Napoli, ma non lo feci. Fu un grande errore, ma ero spaventata e ricattata. Avevo una figlia nata da un’altra relazione che viveva in casa della famiglia di lui. Mi ripetevano che dovevo essere brava altrimenti le poteva accadere qualcosa. Ed erano sempre botte».  Come quella sera di tanti anni fa, per l’ennesima scenata di gelosia, quando Prestieri le sferrò un cazzotto in un occhio, facendola finire per terra, tramortita, riversa contro una parete della cucina. «Quel pugno mi ha lesionato il cristallino e la cornea e per vedere porto una lente accomodativa. Poi ritornava da me in lacrime, promettendomi che sarebbe cambiato e mi faceva recapitare 250 rose. Se penso alle volte che sono dovuta andare in ospedale e ai medici raccontavo bugie che fingevano di bere, offendendo la loro intelligenza».  Prestieri, ufficialmente faceva l’impresario discografico ed era pure pittore e poeta. Il suo libro di poesie “La vita, l’amore oltre il muro”, scritto nl 1997, andò a ruba tra gli studenti del quartiere. Ma faceva pure il boss degli scissionisti di Scampia, che gli valse la galera con accuse pesanti. «E proprio per evitare che io mi comportassi male – continua Siani – dovetti sposarlo in carcere nel 1994.  Una moglie non può creare problemi».

 

La prigione, poi, arrivò anche per lei, per fatti di droga. Furono proprio i familiari di Prestieri a puntare il dito contro la donna dicendo che dopo Tommaso, Rita era il capo promotore. «Lui, invece, non mi aveva mai tenuto al corrente dei suoi loschi traffici. Rimasi dietro le sbarre per quasi nove anni, dal 1994 al 2002, senza poter andare ai funerali di mia madre e al matrimonio di mia figlia. Mio genero e mio nipotino li ho conosciuti nella sala dei colloqui». Un continuo calvario con piccole boccate di ossigeno che Prestieri le elargisce. «Per riscattarsi mi fece fare un disco, “Tempesta nell’anima”, che andò molto bene e ripresi a essere me stessa ritornando sule scene». Per tutti e per la critica era Lady Napoli, con la sua voce elegante, raffinata e potente. E furono giorni felici con tournee a Las Vegas con Celine Dion, una premiazione a New York per i Columbus day, un’esibizione davanti a Bill Clinton alla Casa Bianca. E nel 2007 incise una antologia di 50 brani. Era l’ambasciatrice della canzone napoletana nel mondo. «Ma poi lui e il suo parentado mi fecero di nuovo terra bruciata attorno. Un giorno mi disse che aveva un’amante di 24 anni, e chiese il divorzio. Dal 2009 non canto, ma porto in giro il messaggio a tutte le donne che si innamorano di uomini sbagliati, che ti circuiscono facendoti vedere auto di lusso, abiti belli e Rolex al polso... Sei ricco quando torni a casa dal lavoro nella famiglia che ti abbraccia. La malavita non paga. Le donne devono reagire e non atteggiarsi a mogli di un boss». E proprio quel boss che diceva di amarla, le rifila il colpo finale spifferando che tutto ciò che possedeva la “sua” donna era stato comprato con la droga. E a Rita Siani le sequestrarono ogni cosa.