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Soumahoro, l'accusa del bracciante: "I bus al centro migranti per portarci a manifestare"

di Alessandro Gonzato mercoledì 8 novembre 2023

3' di lettura

«Aboubakar ci ha preso in giro, ci ha tradito. Noi, quando ci chiamavano, andavamo sempre, e dico sempre a protestare con lui per i diritti dei braccianti. Quando però gli dicevamo che da noi non c’era l’acqua calda, che eravamo al freddo e non ci davano il pocket money, rispondeva che sui conti delle cooperative non c’erano soldi per colpa della prefettura, che dovevamo aspettare».  Sidy Traore ha 28 anni, è sbarcato a Catania quando ne aveva 21, ed è stato trasferito nella struttura d’accoglienza di Roccasecca dei Volsci, a Latina. Prima era ospite. Poi, avuto il permesso di soggiorno provvisorio, ha cominciato a lavorarci: «Aspetto ancora 6mila euro di stipendi». È seguito dalla Uiltucs. Il segretario locale del sindacato è Gianfranco Cartisano. A Roccasecca il centro per i migranti era gestito dal Consorzio Aid, guidato da Marie Terese Mukamitsindo, suocera del deputato Aboubakar Soumahoro. Mukamitsindo era a capo anche della cooperativa Karibu. Ai vertici figurava anche la moglie di Soumahoro, Liliane Murekatete.

Traore, chi è che vi chiamava per andare a protestare?
«La moglie di Aboubakar». 
Cosa vi diceva?
«“Preparatevi che oggi arriva il pullman a prendervi, andiamo a manifestare per i diritti dei nostri fratelli che lavorano in mezzo ai campi”». 
Dovevi portavano?
«Davanti alla Lega Braccianti di Aboubakar, dove ci sono anche gli uffici del Consorzio Aid». 
E poi?
«Alla protesta c’era sempre Aboubakar. Chiamava i giornalisti. Faceva selfie e video. In uno ci sono anch’io». 
E lo dicevate a Soumahoro in che condizioni vivevate?
«Certo» 
Lui però ha detto più volte che non sapeva niente.
«Gli dicevamo tutto. Ma poi, mi scusi, quella è la sua famiglia...». 
Soumahoro veniva a visitare le strutture delle cooperative?
«No, non veniva nelle strutture di Karibu e Aid. Noi abbiamo battagliato per le sue cose, e lui se n’è fregato delle nostre». 
Lei parlava con Murekatete e Mukamitsindo?
«Sì, ci parlavo. Prima vedevo quasi tutte le mattine Marie Terese. Poi quando ha avuto problemi di salute era la figlia, la moglie di Aboubakar, a occuparsi delle cose». 
Lei ha visto le foto della Murekatete vestita con abiti di marca?
«L’anno scorso sì, le ho viste». 
Ma veniva vestita elegante anche da voi? 
«Sì, e coi ragazzi dicevamo “guarda, noi siamo qui a morire senza vestiti per l’inverno, non abbiamo neanche le scarpe e lei gira coi bei vestiti”. Aveva una bella macchina, e diceva che non c’erano i soldi. Non pagavano neanche gli stipendi». 
Vi lamentavate, con lei?
«Le dicevamo di pagarci e che lì era tutto un problema». 
E cosa rispondeva? 
«“Noi abbiamo comprato il cibo, mandato le fatture alla prefettura, stiamo aspettando i loro controlli. Quando ci mandano i soldi sistemiamo tutto”. Però ormai era sempre la stessa storia e i ragazzi erano incazzati. Facevano casino nella struttura per protestare. A volte sono venuti i carabinieri». 
E poi cosa succedeva? 
«Eh, dopo che facevamo casino veniva qualcuno ad aggiustare i termosifoni o a portare l’acqua». 
Quanti ragazzi c’erano a Roccasecca? 
«Siamo arrivati a 31». 
Quanto ha lavorato per il Consorzio? 
«Tre anni e mezzo». 
Cosa faceva? 
«Accompagnavo gli ospiti a chiedere i documenti, mi occupavo dell’accoglienza. A volte mi è capitato di accompagnarli al pronto soccorso: stavano male, a volte non c’erano neanche le medicine». 
Come ha iniziato al Consorzio Aid? 
«Dopo un anno e mezzo che ero qui Marie Terese mi ha mandato Michel, uno dei suoi figli. Me l’ha chiesto lui. Come dicevo, aspetto gli stipendi». 
Adesso lei che lavoro fa? 
«Pulisco i supermercati, sempre a Latina. Faccio il turno di notte»

Intanto la Corte d’Appello di Bologna ha segnalato presunte irregolarità nei rendiconti elettorali presentati da Soumahoro, il quale potrebbe rischiare il seggio. Striscia la Notizia ieri ha mostrato che sul sito della Camera la rendicontazione di Soumahoro è annerita. Ha oscurato tutti i nomi dei contributori. È legale, precisiamo. Ma perché farlo se è tutto trasparente? Forse motivi di privacy...

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