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Principessa Sissi, nessuno vuole il suo hotel in Trentino

Chiusa nel 2024 per motivi economici, la struttura di Levico Terme è in vendita per 8,4 milioni. Ma nessuno si fa avanti...
di Claudia Osmetti sabato 3 maggio 2025

3' di lettura

La facciata color panna. Con la piccola scalinata e le quattro colonne che precedono il portone. I tetti spioventi, le finestre ad arcate, i comignoli, un parco all’asburgica (con le siepi e i vialetti e la grande fontana centrale), i balcincini ben curati, la suite della principessa, la “villa Sissi”: un gioiello nel gioiello. Eppure, il Grand hotel Imperial di Levico Terme, in provincia di Trento, oggi non lo vuole nessuno. $ chiuso da più di un anno, è in vendita da mesi e di offerte non se n’è fatta avanti (ancora) manco mezza. Fascino, storia e una vicenda quasi paradossale perché questa struttura da sogno, d’altri tempi, resta (per il momento) senza acquirenti. Elisabetta di Baviera, l’indimenticata Sissi, di questo posto incantato se n’era innamorata sul serio, tanto che faceva di tutto per trascorrere nelle sue stanze le estati, tra le sorgenti termali e le montagne trentine. Non era la sola. I Colonna, i Borghese, addirittura i Romanov, Feltrinelli e Sonzogno (chiaramente non nella stessa stagione) sono passati di qui: eppure, questa eredità del passato ora è racchiusa nel banner di avviso con cui si apre il sito internet. «Cari ospiti e amici, è con grande dispiacere che dobbiamo informarvi che l’hotel è chiuso per motivi economici».

È il 7 gennaio dell’anno scorso quando il palazzo (sorto come residenza asburgica e inaugurato hotel nel 1900 esatto) saluta il suo ultimo cliente. Da gennaio del 2016 la sua gestione è affidata alla Fidelity Italia srl, una società che fa parte del gruppo tedesco Solutions holding gmbh: i dettagli sono scartoffie e libri contabili, il succo del discorso sono (invece) parecchi debiti che si assommano sia verso i fornitori che verso alcuni enti pubblici. È che non basta il respiro mitteleuropeo oil ricordo di un secolo che non c’è più, la Schnellpost-Polka di Strauss figlio e La cripta dei cappuccini di Joseph Roth, non è sufficiente nemmeno il mito incrollabile di Sissi (che a Vienna permea ancora ogni cosa), se poi, alla fine del mese, i conti alla scrivania della hall non quadrano. Il giorno dopo la chiusura, la Fidelity firma col sindacato Uil Tucs un accordo di licenziamento collettivo che manda a casa 32 dipendenti. Ma non tutto sembra perduto. C’è la possibilità di un accordo con un gruppo alberghiero locale, che tuttavia qualche mese dopo sfuma. La struttura è di proprietà della Provincia: il sindaco di Levico Terme, Gianni Beretta, è fine estate del 2024, va in Consiglio comunale e fa sapere che almeno una società straniera e una trentina d’altre sono potenzialmente interessate a subentrare.

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Quello, dopotutto, è un hotel a quattro stelle e con 120 anni di vita incastonati tra le pareti. Pochi altri possono dire lo stesso. Forse è una questione di prezzo, si comincia a vociferare. Il costo complessivo iniziale è infatti di dieci milioni di euro: che visto il pregio dell’edificio non sono esattamente una follia, ma è da poco finito il Covid ed è da poco iniziata la guerra in Ucraina, il caro bollette e l’inflazione si stanno mangiando un mercato nel suo complesso (non solo quello della ricezione). L’Imperial torna “in vetrina”, questa volta però a tariffa ridotta, con una base d’asta di 8,4 milioni di euro. Al suo interno c’è un’area termale, ci sono delle piscine, c’è una palestra, un parcheggio coperto, diversi spazi logistici e magazzini: è una cittadina dentro una cittadina, è (soprattutto) il fiore all’occhiello di un tempo passato. Sì, è vero: chi se ne farà carico dovrà pensare ai lavori di ristrutturazione, alle tasse e alle imposte che proprio una sciocchezza non sono e dovrà pure presentare un piano di investimento di almeno 3,5 milioni di euro (in sostanza altri soldi, e sonanti) da tenere a mente sia per la conservazione che per il rilancio della struttura.

Risultato: zero. Niente. Nessuno si presenta. Nessuno formalizza un’intenzione. «Ci sono stati quattro o cinque interessamenti», ammette Michele Maistri che è il direttore di Patrimonio del Trentino, la società provinciale che ne ha la proprietà, «che per noi rappresentano un aspetto positivo perché confermano l’esistenza di un potenziale attrattivo di investimenti privati nel territorio di Levico», ma in concreto «la procedura si è chiusa (poche settimane fa, ndr) senza la presentazione di offerte ufficiali». Per questo adesso sono in corso le valutazioni di rito circa la «strategia da adottare al fine di concretizzare alcuni di questi interessamenti», ma la partita è (di nuovo) aperta e “villa Sissi” è (ancora) sfitta.

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