C’è chi ha sentito la morte accarezzargli la faccia sfregiata dal parabrezza distrutto da un sampietrino piovuto dal cielo. C’è chi ha visto la moglie strillare con il volto impiastricciato di sangue e chi ha dovuto frenare di colpo, tra le urla di terrore del passeggero, per colpa di un topo morto lanciato nell’abitacolo. Eccoli, nuovi incubi dell’automobilista napoletano: la rapina camuffata da incidente, da casualità, da destino cinico e baro. Invece è una strategia. Una trappola. Per rendersene conto basta prendere il coraggio a due mani e imboccare la Statale 268, quella che taglia in due il Vesuviano, e aspettare che venga messo in scena il copione: i criminali attendono il passaggio delle vetture sotto i cavalcavia di Sant’Anastasia e scagliano blocchi di pietra da oltre il guardrail. Un colpo secco e, se va bene, distrugge solo il vetro. Se va male, rischia di sfondare la testa di chi è al volante.
L'ultimo episodio risale a sabato scorso quando una coppia ha rischiato di trascorrere la notte in una camera mortuaria: un masso da ottocento grammi ha centrato la vettura ferendo la donna. La prontezza di riflessi del conducente ha impedito che finissero schiantati contro il guardrail impedendo, così, pure l'assalto dei malviventi in agguato. Non un caso isolato. Decine di automobilisti stanno denunciando la stessa tecnica: parabrezza sfondati, fanali a pezzi, paraurti distrutti. Non è vandalismo: è caccia all’uomo. Ma c’è un’altra strada che grida vendetta: l’Asse Mediano, la lingua d’asfalto che attraversa la Terra dei Fuochi, è infestato da bande che usano animali morti come «proiettili». Si avvicinano a una macchina bersaglio e, con precisione da giocoliere, gettano un topo morto dentro l’abitacolo. Il passeggero strilla, il conducente frena e perde il controllo della vettura. E lì scatta l’assalto: finestrini infranti, portiere spalancate, borse strappate e telefoni spariti.
L’orrore ha un nuovo volto. Ed è quello di un roditore usato come esca. Secondo alcuni, sarebbero per lo più gruppi di nomadi – stanziati tra i Comuni di Giugliano e Melito – ad utilizzare questa tecnica perché – spiega un investigatore - «maneggiare un topo morto fa schifo anche ai criminali napoletani». Di questo stratagemma si contano diversi casi negli ultimi mesi, ma le denunce, spesso, non vengono nemmeno formalizzate perché le rapine sfumano o per la pronta reazione delle vittime o perché l'abbordaggio finale nel traffico fallisce. Le forze dell’ordine, pressate dagli appelli social, hanno iniziato a presidiare le tratte più esposte, ad Arzano come a Pollena Trocchia o Ottaviano. Ma è un cerotto su una ferita che sanguina da anni. E non solo in provincia.
È tutto il capoluogo, ultimamente, a subire un'ondata spaventosa di violenza. «Nonostante le tante iniziative messe in campo da questo Governo e gli sforzi compiuti dal Viminale prima con Salvini e poi con Piantedosi, penso ad esempio all'aumento delle forze di polizia e al potenziamento della videosorveglianza, l'area metropolitana soffre per l'escalation della criminalità predatoria agevolata anche da tanti anni di politiche buoniste del centrosinistra», spiega a “Libero” il senatore leghista Gianluca Cantalamessa, componente della commissione parlamentare antimafia. «Coltiviamo la speranza di invertire questo trend», conclude l'esponente del Carroccio, «perché i segnali positivi ci sono: dopo anni, Napoli non è più tra le 10 città più pericolose d'Italia; ed è un dato da non sottovalutare».
Non è più solo una questione di borseggiatori e motorini: oggi è guerriglia urbana su quattro ruote. I rapinatori non si limitano più ad aggredire, ma progettano. Studiano. E colpiscono con una freddezza chirurgica che non lascia spazio all’improvvisazione. In un territorio già fragile, già in ginocchio, il rischio è che questa nuova marea di attacchi apra una breccia irreversibile tra chi vive e chi sopravvive. «Il contrasto alla violenza è un impegno a lungo termine», aggiunge il presidente del coordinamento cittadino di Fratelli d'Italia, Marco Nonno. «Servono investimenti in educazione, lavoro e socializzazione ma anche un rafforzamento delle politiche di sicurezza e un maggior controllo del territorio». Fino ad allora occhio a quel che piove sul parabrezza: sampietrino o topolino, scappate.