Nella corsa a tirare per la tonaca Papa Leone XIV (per trascinarlo a sinistra), taglia il traguardo e con grandissimo vantaggio sui rivali Il Domani, che definisce l'elezione del nuovo Pontefice "La vittoria finale di Papa Francesco". Addirittura.
Il cardinale americano Robert Francis Prevost, si legge nel pezzo vergato da Marco Damilano, "è espressione esistenziale di una chiesa che va in missione". E sopratutto di un Vaticano che vuole opporsi a Donald Trump. Insomma, un Papa de sinistra come e forse ancora più di Bergoglio, è l'auspicio del quotidiano di proprietà di Carlo De Benedetti.
Ad eleggere il Santo Padre un "Conclave meticcio costruito in dodici anni di pontificato, dove ogni appartenenza ne contiene un’altra". Damilano ne sottolinea il saluto in spagnolo e non in inglese, dalla terrazza di San Pietro. O il suo rivendicato "più volte l’eredità, la continuità" con Papa Francesco. Questo per l'aver pronunciato per 8 volte la parola "pace", o aver fatto riferimento ai "ponti". Anche se, come suggerisce Paoli Mieli a PiazzaPulita, verrebbe da chiedersi: "E che vi aspettavate, che elogiasse la guerra?".
A differenza del favorito della vigilia, l'italiano monsignor Pietro Parolin, espressione della più grande diplomazia vaticana, Prevost è "un Papa missionario, espressione letterale ed esistenziale di una chiesa che va in missione, che esce di casa per imparare un’altra lingua". E ancora: "Un agostiniano che raccoglierà la lettera di papa Francesco ai vescovi americani" e che si contrapporrà come già successo in passato al vicepresidente JD Vance. E si sottolinea ancora il suo appello "a non cedere a narrative che discriminano e causano inutili sofferenze ai nostri fratelli e sorelle migranti e rifugiati, a costruire ponti che ci avvicinino sempre più, a evitare muri di ignominia e a imparare a dare la nostra vita così come l’ha data Gesù Cristo per la salvezza di tutti".