Papa Prevost ha scelto il Vangelo di Matteo per la sua prima messa nella Cappella Sistina. Il passo narra la scelta del primo Pontefice da parte di Cristo: "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa". Sono in inglese e spagnolo, la prima e la seconda lettura della messa 'pro ecclesia' di Papa Leone XIV. Si tratta sì delle due lingue maggiormente usate nelle messe internazionali in Vaticano, ma sono anche le due principali lingue parlate dal Pontefice poliglotta, nato negli Stati Uniti e a lungo missionario in Perù. La lingua della celebrazione, come in tutte le messe solenni, è comunque il latino.
Il pontefice si dunque rivolto ai cardinali, dicendo loro: "Dio, chiamandomi attraverso il vostro voto a succedere al Primo degli Apostol, questo tesoro (la Chiesa, ndr) lo affida a me perché, col suo aiuto, ne sia fedele amministratore a favore di tutto il Corpo mistico della Chiesa; così che Essa sia sempre più città posta sul monte, arca di salvezza che naviga attraverso i flutti della storia, faro che illumina le notti del mondo. So che posso contare su ciascuno di voi".
E ancora: "Oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui a essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere". Il Papa ha ribadito che "non mancano i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto". Un messaggio che risulta alquanto tradizionalista.
Non solo, perché per la sua prima messa da capo della Santa Sede, Papa Prevost ha scelto di indossare un paio di scarpe nere e la croce pastorale realizzata per Benedetto XVI e usata anche da Papa Francesco. Insomma, dettagli non da poco se si considera una certa continuità con il predecessore, che ha fatto della semplicità una ragione di vita.