"Approfondimenti non solo sull’impronta 33, ma anche sull’impronta 10 che sarà al centro dell’incidente probatorio (al via il 17 giugno) e su una serie di approfondimenti digitali": questa la richiesta avanzata dalla difesa di Alberto Stasi, condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per l’omicidio dell’ex fidanzata Chiara Poggi, trovata senza vita nella villetta di famiglia a Garlasco nel 2007. I suoi legali, dunque, presenteranno una relazione in Procura a Pavia, come anticipato dal Tg La7.
L'impronta 33 si trovava sulla parete delle scale che portano nella cantina dei Poggi, proprio dove è stato trovato il corpo della 26enne. Quell'impronta, secondo una consulenza tecnica dei pubblici ministeri, andrebbe attribuita al nuovo indagato Andrea Sempio, 37enne amico del fratello della vittima, Marco Poggi. Mentre il reperto numero 10, isolato quattro giorni dopo il delitto, si trovava sulla “parte interna della porta di ingresso”. All'epoca fu evidenziato con la luce ultravioletta, fotografato e bollato dai militari come l'impronta di "una mano sporca”. Quell’impronta, nel 2007, aveva solo 8 punti caratteristici da comparare. Pochi per attribuirla a qualcuno. E quel numero non è aumentato neppure oggi.
Tornando alla difesa di Stasi, il consulente Pasquale Linarello - il primo ad aver dichiarato il match tra il Dna di Sempio e il materiale trovato sulle unghie della vittima - all'Adnkronos ha svelato: "Ci concentriamo sull’impronta 33 alla ricerca di sangue e sull’impronta 10 per cercare un Dna ignoto".