La difesa di Andrea Sempio potrebbe servirsi delle tracce trovate sul pigiama di Chiara Poggi - finora mai analizzate perché compromesse - per scagionarlo. L'indagato, infatti, dovrà spiegare agli inquirenti cosa ci faceva la sua impronta palmare - la cosiddetta traccia numero 33- sul muro vicino a dove è stato rinvenuto il cadavere della vittima. Nella traccia, che la Procura di Pavia attribuisce a Sempio, non è stato trovato sangue. Eppure, quando Alberto Stasi venne condannato per l'omicidio di Chiara Poggi, i giudici d'Appello di Milano sostennero che l'assassino avesse quasi certamente le mani insanguinate.
Come si legge dalla sentenza, gli ingrandimenti delle fotografie scattate dai carabinieri di Pavia "evidenziano le quattro tracce dei quattro polpastrelli insanguinati dell'assassino, visibili sulla maglia rosa del pigiama indossato da Chiara, all'altezza della spalla sinistra, cui corrisponde, nella parte anteriore della stessa maglia, un frammento di impronta palmare insanguinata".
Ma le impronte non furono mai analizzate. Il motivo? Perché "la maglia arrivava al medico legale completamente intrisa di sangue". Tutto ciò dimostra "il fatto che l'assassino si fosse appunto sporcato le mani, e avesse pertanto avuto la necessità di andare a lavarsele in bagno, necessità che nei precedenti giudizi non era stata data per certa". Come spiega Today.it, secondo i genetisti della difesa di Stasi - che hanno chiesto alla Procura di rianalizzare l'impronta - oggi ci sono però" strumenti sensibili al Dna perché è cambiata la chimica dei reagenti".