Quanti soldi prende la Ong di Luca Casarini? Nel 2023, ultimo bilancio pubblicato sul sito, Mediterranea Saving Humans, di cui lo storico no-global è co-fondatore e nel Consiglio direttivo, ha ricevuto un milione 570mila euro. Nel 2022 poco meno di un milione 400mila. Dal 2020, quando la Ong ne ha incassati solo – si fa per dire – 597mila, la crescita è stata esponenziale: già dall’anno dopo le entrate (983mila euro) sono quasi raddoppiate.
Mediterranea nasce nell’estate 2018 «dall’indignazione», si legge nello statuto, «dinnanzi alle migliaia di morti e alla politica dei porti chiusi». Il ministro dell’Interno era Matteo Salvini. La Ong dispone di due navi: la Mare Jonio, rimorchiatore battente bandiera italiana, e da pochi giorni ha a disposizione anche la Sea-Eye 4, scafo tedesco dell’omonima Ong, nave da supporto per operazioni su piattaforma. «Ora», ha esultato Casarini, «la nostra flotta civile è più forte di prima: Mediterranea raddoppia le dimensioni». Torniamo alle cifre. La metà delle entrate (842mila euro) proviene da “erogazioni liberali”; 302mila sono contributi di “soggetti privati”. Per addentrarci nelle spese bisogna consultare il bilancio del 2022 in cui si legge che per gli stipendi la Ong ha speso 70mila 246 euro; i “costi per il personale” ammontano a 95mila 206; i “canoni per le licenze” e i software sono costati 10.500 euro, come per “eventi e catering”. Andare su e giù per il Mediterraneo a caccia di migranti – ultima cifra dichiarata disponibile – costa un milione 239mila euro.
Tempo fa Panorama – servizio rilanciato dalla Verità – ha scritto che nel 2023 le diocesi italiane avrebbero versato a Mediterranea 780mila euro, per un totale di due milioni dal 2020. La Cei ha negato. Nel 2022 (questo è nero su bianco) i “contributi da enti ecclesiastici” sono arrivati a 275mila euro, in crescita di 55mila rispetto all’anno precedente. Don Mattia Ferrari, il cappellano della Ong, ha dichiarato che le donazioni ricevute dalla Chiesa arrivano al 27% del totale. Andiamo avanti. Mediterranea gode pure di regali, come il gommone Bayna donato nel 2023 dal rapper Ghali. Bayna è il titolo di una sua canzone: “Mediterraneo/ Tra me e te il Mediterraneo/ Il volto familiare di un estraneo/ Orfano come un nuovo ateo/ Immagina il Corano nella radio”.
Ghali, italiano di origini tunisine, è famosissimo tra i giovani (in questo caso di sinistra) pure per le sue battaglie pro-Gaza e immigrazione al Festival di Sanremo. Vediamo com’è composta la Ong di Casarini, che a Bologna ha sede in via Casarini, ma trattasi di omonimia. Detto dell’ex leader dei disobbedienti nonché tra gli animatori dell’osteria veneziana “Allo sbirro morto”, il presidente è Laura Marmorale il cui curriculum recita: «Ha attraversato i movimenti sociali del Paese degli ultimi vent’anni. Prima col coordinamento dei centri sociali della Campania, poi nella “stagione dei controvertici” del Movimento dei Disobbedienti». L’armatore, anche lui tra i fondatori, è Alessandro Metz, rinviato a giudizio con Casarini, e ci arriviamo tra poco. Sennonché Mediterranea è inglobata in un’enorme rete che si chiama Civil Fleet: ne fanno parte tutti le principali navi Ong. A sua volta Civil Fleet, che ha sede a Berlino, riceve ed eroga finanziamenti.
Dicevamo della nave Sea-Eye 4, appena entrata in Mediterranea: nel 2023 la Ong tedesca è stata finanziata dal governo socialdemocratico con 365mila euro. Il sussidio è stato concesso su spinta dell’allora ministro degli Esteri Annalena Baerbock, la quale è stata presidente dei Verdi fino all’inizio del 2022. Sea Eye, come ha scritto la Berliner Zeitung, riceverà finanziamenti statali almeno fino all’anno prossimo: l’ex cancelliere Scholz “per i salvataggi in mare” ha stanziato 2 milioni dal 2023 al 2026. Torniamo alle aule di giustizia.
Casarini e Metz (l’armatore), anche lui ex dei Verdi nel Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia - sono stati rinviati a giudizio per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Con loro altre cinque persone: Pietro Marrone (comandante della Mare Jonio), Agnese Colpani (medico), Fabrizio Gatti (soccorritore) e il tecnico a bordo della nave, Georgios Apostolopoulos. Alla sbarra pure Giuseppe Caccia, nel Cda della società armatrice (la triestina Idra Social Shipping), capo spedizione, ex assessore comunale a Venezia e amico di lunga data di Casarini: si sono conosciuti ai tempi dei centri sociali “Pedro” (Padova) e “Rivolta” (Porto Marghera, nel Veneziano). Il caso giudiziario si riferisce a quanto accaduto l’11 settembre 2020 quando la Mare Jonio ha imbarcato 27 migranti dalla petroliera danese Maersk Etienne. La nave di Copenaghen li aveva caricati a bordo il 5 agosto al largo di Malta. Tre mesi dopo la Ong danese ha inviato a Mediterranea un bonifico di 125mila euro. Per l’accusa è stato un “soccorso” dietro pagamento. Agli atti ci sono una serie di intercettazioni tra cui una in cui Casarini dice a Metz: «Domani a quest’ora potremmo essere con lo champagne in mano a festeggiare, perché arriva la risposta dei danesi (...) abbiamo svoltato e possiamo pagare debiti e stipendi». Bayna, il gommone che Ghali ha donato alla Mediterranea, in arabo significa “vederci chiaro”. Ed è quello che vogliono i giudici.