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Leone XIV: la famiglia è fatta da uomo e donna

Prevost cita l’enciclica “Humanae vitae”, che nel ’68 deluse i progressisti, e porta avanti la missione di rimettere ordine nella Chiesa dopo Bergoglio
di Fausto Carioti lunedì 2 giugno 2025

4' di lettura

«Paolo VI, con la Humanae vitae, deluse le attese», ha scritto Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, nata nel 1968, lo stesso anno dell’ultima enciclica di papa Montini. È vero: il mondo progressista, dentro e fuori la Chiesa, si aspettava qualcosa di molto diverso da quella che Famiglia Cristiana ha definito l’enciclica più «politicamente scorretta» di quel pontificato. Alla Humanae vitae, ha raccontato il giornalista Tad Szulc nella sua biografia di Giovanni Paolo II, collaborò lo stesso Karol Wojtyla quando era cardinale di Cracovia. La domanda, allora, è quanti siano stati delusi ieri da Leone XIV, che proprio su quell’enciclica ha costruito l’omelia della messa in piazza San Pietro per il Giubileo delle famiglie. Facendo così un passo avanti nella sua missione di riportare ordine in un insegnamento al quale gli anni di papa Francesco avevano tolto molte certezze.

Come è suo stile, Robert Francis Prevost lo fa in apparente continuità con Jorge Mario Bergoglio. Parte dall’episodio di Gesù che prega per gli uomini nell’ultima cena. Parla della vita, del rapporto coniugale e della procreazione. Cita le parole che Francesco disse nell’Angelus del primo gennaio: «Tutti gli uomini sono figli, ma nessuno di noi ha scelto di nascere». E ricorda i coniugi che la Chiesa ha proclamato beati e santi: «Non separatamente, ma insieme, in quanto coppie di sposi». Come la famiglia polacca Ulma, genitori e bambini messi a morte dai nazisti nel 1944 per aver aiutato gli ebrei a nascondersi. La famiglia, insomma, è al centro della Chiesa e della società. È la «alleanza coniugale» che consente di «superare, con la sua forza che unifica e riconcilia, le forze che disgregano le relazioni e le società». E la famiglia è una sola: «Il matrimonio non è un ideale, ma il canone del vero amore tra l’uomo e la donna». Amore che deve essere «totale, fedele, fecondo».

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Proprio su questo punto, ricorda Prevost, si soffermava il nono paragrafo della Humanae vitae. Lì, 57 anni fa, Paolo VI ribadiva che «il matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati per loro natura alla procreazione ed educazione della prole». Matrimonio e procreazione sono dunque «inscindibili», e per questo la Chiesa (è il passaggio forse più discusso di quell’enciclica) «condanna come sempre illecito l’uso dei mezzi direttamente contrari alla fecondazione». Poggia su queste basi il messaggio per le famiglie di Leone XIV. Spetta poi ai genitori, li avverte il papa americano, essere per i figli «esempi di coerenza, comportandovi come volete che loro si comportino, educandoli alla libertà mediante l’obbedienza». E ai figli essere «grati ai vostri genitori: dire “grazie”, per il dono della vita e per tutto ciò che con esso ci viene donato ogni giorno, è il primo modo di onorare il padre e la madre».

L’obbedienza come mezzo per raggiungere la libertà è l’indirizzo che dà una Chiesa liberale, che valorizza la ragione e la responsabilità dell’individuo. E liberale è pure l’idea della famiglia come nucleo alla base della società. Un’istituzione che la Chiesa ha reso sacra mediante il sacramento, ma che ha il suo fondamento nella legge di natura. «Dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli», dice Leone XIV, in assonanza laica con l’articolo 29 della Costituzione italiana: «La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». Poi, finita la messa, Prevost denuncia il «clima di odio e di terrore contro la fede cattolica» e ricorda che sabato, in Polonia, «sono state beatificate Cristofora Klomfass e quattordici consorelle della congregazione di Santa Caterina Vergine e Martire, uccise nel 1945 dai soldati dell’Armata Rossa». L’inconciliabilità tra cristianesimo e comunismo, caposaldo del pontificato di Wojtyla.

Sono gli ultimi (per ora) mattoni della ricostruzione avviata dal pontefice statunitense. Che di Francesco ama citare le parole in linea con la tradizione della Chiesa, ma intanto lavora – con le nomine, i fatti e le parole – per restituire coerenza a una pastorale e una dottrina che erano state mandate in confusione da certi interventi di Bergoglio. Come quando, nell’ottobre del 2020, disse che «gli omosessuali hanno il diritto di far parte di una famiglia», insinuando nella sinistra e nelle organizzazioni Lgbt la convinzione (non infondata) che la Chiesa avesse «aperto» alle unioni gay. O quando, con la dichiarazione Fiducia supplicans del 2023, il Dicastero per la dottrina della fede ha introdotto «la possibilità di benedire le coppie dello stesso sesso». Suscitando interrogativi tra milioni di fedeli e scatenando il dissenso dei vescovi africani, tutt’altro che progressisti su questi argomenti. Ora tornano ordine e chiarezza, sembra dire Leone XIV ogni volta che appare in pubblico.

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