Di fronte allo stallo (momentaneo?) delle trattative fra Ucraina e Russia occorre trovare vie diverse per la pacificazione altrimenti la Casa Bianca dovrà cambiare strategie e scenari. Quali? Non so se la prospettiva delineata ieri sul Giornale da Edward Luttwak potrà mai diventare la linea dell’amministrazione Trump, ma certamente Luttwak è un addetto ai lavori e ben conosce le idee che attualmente circolano negli ambienti repubblicani di Washington.
Il suo lungo articolo parte da una constatazione: in tutta la storia europea i periodi di pace «sono stati garantiti da un equilibrio temporaneo tra le grandi potenze del momento», infatti «questo equilibrio non esisteva il 23 febbraio 2022», data dell’invasione russa dell’Ucraina.
La causa dello squilibrio, fa capire Luttwak, risiede nell’eccessivo allargamento della Nato nell’est europeo dopo il crollo del comunismo. Questa strategia espansionistica (neocon e liberal) è all’origine dell’attuale disastro perché è stata vissuta dalla Russia come ostile e minacciosa (secondo Mosca avrebbe violato pure gli impegni presi a suo tempo da Washington con Gorbacev). Ma è stata un errore anche perché così, afferma Luttwak, «la Nato ha smesso di essere un’alleanza militare efficace», avendo inglobato «Paesi meritevoli ma assolutamente indifendibili come l’Estonia».
La prova di questo fallimento è stata la clamorosa impotenza occidentale di fronte all’invasione russa che pure si stava preparando da otto anni. Infatti quando essa è cominciata «non c’era una forza coesa e determinata pronta a rispondere» come avrebbe fatto la “vecchia Nato” (quella del solo occidente).
A questo si somma l’assurda reazione americana all’invasione: «L’amministrazione Biden ha evacuato i diplomatici statunitensi da Kiev, scatenando il panico e inducendo l’evacuazione di circa 20 altre missioni diplomatiche». Del resto il governo tedesco del tempo «ha chiarito che il progetto del gasdotto Nordstream II, che aumenta ulteriormente la dipendenza di Berlino dal gas russo, non sarebbe stato fermato nemmeno in caso di invasione dell’Ucraina».
Le conseguenze sono sotto i nostri occhi. Considerato ciò Luttwak dichiara morta la «Nato allargata» dal punto di vista militare e saluta invece come una promettente «Grande Potenza sintetica» l’asse che si è stabilito, in funzione anti russa, fra Gran Bretagna, Francia e Germania. Diventando un’alleanza militare, secondo Luttwak, potrebbe sostituire la vecchia inservibile Nato, anche se – aggiunge - al momento «né il Regno Unito, né la Francia, né la Germania sono vere e proprie grandi potenze, cioè in grado di condurre una guerra in modo indipendente, senza bisogno di sostegno da parte degli alleati».
Quindi è un’idea velleitaria. Inoltre ci chiediamo: è accettabile oggi che la guerra nelle città europee torni ad essere una delle opzioni possibili dopo due tragici conflitti mondiali che hanno devastato i nostri popoli? E non suscita preoccupazioni il mega riarmo della Germania (unificata)?
Oltretutto Luttwak tralascia il fatto che la potenza a cui i tre moschettieri si opporrebbero, la Russia, ha 5580 testate nucleari al cui confronto quelle di cui dispongono Francia e Gran Bretagna (290 più 225) sarebbero poca cosa. Certo, Luttwak non prospetta il disimpegno americano in Europa che sarebbe una catastrofe per noi, ma anche per gli americani: sarebbe la fine dell’Occidente quindi anche un micidiale indebolimento strategico degli Stati Uniti. Resterebbe dunque la deterrenza nucleare degli Usa, ma che ne sarebbe della vecchia Nato?
Infine oggi il Mediterraneo è un quadrante geopolitico fondamentale (è la porta dell’Africa e del Medio Oriente in cui Russia, Cina e mondo islamico hanno interessi strategici) e un eventuale «direttorio» militare tra Gran Bretagna/Francia/Germania sarebbe invece proiettato verso l’Est, contro la Russia. Lasciare il Mediterraneo alla Turchia non sembra molto lungimirante.
Oltretutto cosa accadrebbe, con lo scenario Luttwak, all’Unione europea (di cui peraltro la Gran Bretagna non fa parte)? Di sicuro avrebbe effetti molto divisivi per i Paesi UE. Che si sommerebbero all’atteggiamento autolesionista della UE (soprattutto della Germania) che invece di considerare le ragioni degli Stati Uniti sullo squilibrio commerciale è andata fino a ieri allo scontro con la Casa Bianca sui dazi.
Uno dei limiti dell’«ipotesi Luttwak» sta nell’analizzare la situazione solo dal punto di vista militare, senza considerare – come si è detto – la questione geopolitica del Mediterraneo e senza considerare l’aspetto economico. In sostanza senza una visione storica e globale. I conflitti che oggi sono esplosi – quelli sanguinosi (per esempio fra Ucraina e Russia), ma anche quelli economici fra Ue e Stati Uniti – sono tutti figli dei pasticci fatti 35 anni fa dopo il crollo del Muro di Berlino.
Risolverli spetta alla politica, non alle armi (né alle guerre commerciali). Altrimenti è la fine per tutti. Bisogna riprendere il filo (spezzato) dell’accordo Nato -Russia di Pratica di Mare fra Bush jr e Putin, organizzato nel 2002 da un lungimirante Berlusconi. Stati Uniti e UE devono anzitutto disinnescare il conflitto commerciale fra loro per tessere poi la tela di una sorta di Helsinki 2. Un Occidente coeso è l'unica prospettiva strategica sensata, anche per allontanare nuove tragiche guerre.
La persegue tenacemente Giorgia Meloni, finora la leader più decisa ad affermarla, ma adesso può rafforzarla il provvidenziale arrivo di un Papa americano che certamente condanna la risoluzione dei problemi per via militare e che è sensibile all’idea di ritrovare l’identità culturale e spirituale dell’Occidente. Un Occidente che sa dialogare anche con l’Oriente cristiano può stipulare un nuovo patto con la Russia e pian piano reintegrarla economicamente in Europa per favorirne l’evoluzione democratica, come accadde dopo il crollo del comunismo, strappando così la Russia all’autoritarismo e all’asse con la Cina. È a Roma che Washington può guardare per ritrovare la via della pace.
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