Assolti perché «non punibili» i tre attivisti di Ultima Generazione che nel 2023 avevano colorato di nero la fontana della Barcaccia a Roma. Era il primo aprile e la data poteva ingannare e far pensare a uno scherzo innocente in uno dei luoghi simbolo della Città Eterna. Impossibile non passare da quella fontana opera di Bernini, già preda della furia di quattro ubriachi che nel 2007 la scalfirono con un grosso cacciavite, e poi ancora nel 2015 quando a deturparla furono gli hooligans tifosi del Feyernoord venuti per il match di Europa League tra la Roma e la loro squadra. Due anni fa l’acqua della Barcaccia fu colorata di nero, ma non si trattò di un pesce d’aprile bensì di un’azione mirata da parte di Ultima generazione, i giovani distruttori che imbrattano le opere d’arte o bloccano le strade in nome dell’ambiente e della lotta al cambiamento climatico. Perfino l’allora assessore del Comune di Roma, il dem Miguel Gotor, li definì «ecoidioti» perché quell’acqua scura ai piedi della scalinata di Trinità dei Monti fece il giro del mondo e non fu una bella vetrina, a poco servirono i tentativi dei vigili giunti ormai quando la frittata era fatta. E sebbene la fontana imbrattata con il carbone attivo non abbia avuto danni permanenti, il Campidoglio aveva comunque dovuto sborsare 4mila euro per ripulirla. Soldi dei contribuenti.
Nonostante ciò, il Tribunale di Roma ieri ha assolto i tre attivisti in quanto non punibili per via della «tenuità del fatto», mentre la pm aveva chiesto 4 mesi di reclusione. Poi la sinistra critica il dl sicurezza, gridando alla repressione: in fondo, ’so ragazzi, lasciamoli fare. Il blitz alla Barcaccia è solo una delle tante proteste di Ultima generazione. Gli pseudo-ambientalisti a marzo hanno preso di mira il Bulgari Hotel di Roma, buttando all’ingresso scarti di verdura. A febbraio avevano fatto irruzione nel teatro Vittoria di Testaccio durante uno spettacolo, a maggio 2024 in via del Corso hanno imbrattato con colla e vernice arancione le vetrine dei negozi della Nike e di Foot Locker.
A proposito del carbone nella Barcaccia, una degli imputati ha spiegato che l’azione era stata fatta «per portare l’attenzione sugli effetti della crisi climatica, in particolare la siccità». Ha inoltre sostenuto che la sostanza versata fosse «carbone vegetale diluito in acqua», di cui «conoscevamo le conseguenze, ci siamo assicurati che non ci fossero danni all’opera». La pm era di un altro avviso, ma gli «ecoidioti» l’hanno sfangata anche stavolta.