Boom di casi di scabbia in Italia: secondo i dati della Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse (SIDeMaST), i casi sono aumentati fino al 750% tra il 2020 e il 2023, con picchi registrati soprattutto nel Lazio e in Emilia Romagna, in particolare a Bologna. Per gli esperti, si tratta di una vera e propria emergenza sanitaria che coinvolge scuole, Rsa e ospedali. Dietro all'incremento di casi ci sono diversi fattori: condizioni di sovraffollamento durante il lockdown, scarsa igiene in ambienti chiusi, turismo di massa post-Covid.
I medici, inoltre, avrebbero un altro sospetto: l'acaro della scabbia, una malattia cutanea, potrebbe aver sviluppato una resistenza ai farmaci tradizionali, in particolare alla permetrina. Due studi italiani pubblicati su riviste scientifiche internazionali sembrano confermare il trend. Uno è stato fatto nel Lazio e l'altro a Bologna. La scabbia, che si trasmette per contatto diretto o tramite oggetti contaminati come lenzuola, asciugamani, vestiti, ha come sintomo principale un prurito persistente, soprattutto di notte, spesso accompagnato da piccole papule o lesioni cutanee tra le dita, ai polsi, intorno all’ombelico o ai genitali.
Le persone più a rischio, come spiegato dal presidente della SIDeMaST, Giuseppe Argenziano, sono bambini e adolescenti, coloro che frequentano maggiormente ambienti come scuole e palestre; ma anche anziani nelle Rsa, soggetti fragili e persone che vivono in condizioni precarie. A preoccupare oggi è il fatto che un numero crescente di pazienti con scabbia sembra non rispondere più al trattamento con permetrina, il farmaco più utilizzato in Italia. Secondo la dermatologa Michela Magnano, membro della SIDeMaST, si potrebbe parlare di "possibile resistenza dell'acaro", un fenomeno probabilmente dovuto a mutazioni dell'acaro, già osservate in Germania, Spagna e Turchia.
In caso di contagio, bisogna consultare il medico o un dermatologo, evitare autodiagnosi e rimedi casalinghi che possono peggiorare la situazione, informare tutti i contatti stretti anche se non hanno sintomi, e lavare a 60°C o più lenzuola, asciugamani e abiti usati nei giorni precedenti alla diagnosi.