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Bezos, l'odio dei verdi non è amore per Venezia

Il mega-striscione srotolato in piazzaSan Marco lo dimostra: a stare sul gozzo non sono le nozze ma i soldi di Mister Amazon
di Fabio Rubini martedì 24 giugno 2025

3' di lettura

Sprezzante del pericolo - dopo i 36 miliardi di dollari che ha sganciato alla prima moglie per il divorzio - Jeff Bezos ha deciso di riprovarci con la nuova fiamma Lauren Sanchez. Non essendo propriamente un commoner - termine inglese che indica i non appartenenti alla nobiltà, cioè cittadini “comuni” - Bezos ha scelto di fare le cose in grande e di farle nella città che più di tutte incarna l’essenza stessa dell’amore e del romanticismo: Venezia.

Tutto questo ovviamente lo sapete, perché sui giornali di gossip e non, se ne è parlato a lungo. Così come si è parlato delle polemiche che inevitabilmente un evento di questo tipo porta con sé. Verrebbe da dire che fa parte del gioco. E in fondo Bezos non è certo il primo vip - e nemmeno l’ultimo - che decide di dire “sì” in laguna. Quello con cui, forse, il patron di Amazon non aveva fatto bene i conti, è la pervicacia con la quale i comunisti nostrani siano in grado di essere molesti. Ieri poi hanno piazzato un uno due da antologia.

Prima gli attivisti di Greenpeace, che si sono presentati in massa in piazza San Marco a Venezia per srotolare un mega striscione da 400 metri quadrati, con la scritta «If you can rent Venice for your wedding, you can pay more tax» («Se puoi affittare Venezia per il tuo matrimonio, allora puoi pagare più tasse»). Protagonisti dell’azione gli attivisti nostrani spalleggiati dal gruppo d’azione britannico denominato: Everyone Hates Elon (che sarebbe Musk, che è pure concorrente di Jeff, ma va beh, questa è un’altra storia). Ai quali, tra l’altro, verrebbe da chiedere se per occupare il suolo pubblico di Piazza San Marco, hanno pagato le tasse...

Agli attivisti green a stare sul gozzo non è il matrimonio, bensì il patrimonio di Bezos. È un ricco, anzi, ricchissimo uomo d’affari che è stato capace di costruirsi un impero che lo ha portato addirittura nello spazio. E questo per i giovani ecologisti è un peccato financo superiore a quello di possedere una vecchia auto euro zero, o magari un’imbarcazione mossa con un motore diesel... Bezos avrà visto lo striscione e per dirla alla Jannacci, l’ha fa gnanca un plissé (non ha fatto una piega).

Così come non si sarà scomposto quando a scendere in campo è stato un altro pezzo grosso del moralismo un tanto all’euro della nostra sinistra: il verde Angelo Bonelli. Il quale con un aplomb invidiabile è riuscito a dire quanto segue: «È inaccettabile che una città fragile e unica come Venezia venga trasformata in un parco giochi per super ricchi, affittata per festeggiamenti sfarzosi come nel caso del matrimonio di Jeff Bezos. Si tratta di un’offesa alla dignità delle persone, all’ambiente e alla nostra cultura». Lui che solo pochi mesi fa si era opposto al ticket d’ingresso imposto dalla giunta comunale allo scopo di calmierare il turismo in una città «fragile e unica». Non contento, tuona: «Proponiamo l’introduzione di una tassa globale sui super ricchi, una misura che potrebbe generare oltre 1.000 miliardi di dollari all’anno. Risorse che servono urgentemente per combattere la fame nel mondo e sostenere la transizione ecologica». Per la cronaca ieri in città è nato il primo comitato a favore delle nozze Bezos-Sanchez. Ma non ditelo a Bonelli.

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