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Scuola Holden, gli esperti di scrittura scivolano proprio sulla comunicazione

La "superiorità morale e culturale" e il "fighettismo": così la sinistra si è schiantata
di Corrado Ocone sabato 28 giugno 2025

3' di lettura

C’è tutto il fighettismo di sinistra, un mix di autocompiaciuta (e presunta) “superiorità morale” (e anche estetica) e di commercializzazione della “cultura” nella vicenda incorsa alla Scuola Holden di Torino. La nota scuola di “scrittura creativa”, fondata da Alessandro Baricco e oggi proprietà della Feltrinelli, è caduta proprio sulla materia che dovrebbe insegnare: la comunicazione.

Pensando di essere spiritosi e “moderni”, quelli della Scuola hanno postato un video promozionale sui social all’insegna della domanda: «Spesi bene questi 20k?». La Scuola, infatti, costa, e non poco: non è certo per la classe operaia e la materia insegnata, saper scrivere e leggere, sembra alquanto evanescente. A rispondere alla domanda sono ovviamente nonni e genitori, probabilmente ex sessantottini benestanti che, col tempo, hanno sostituito l’eskimo con il completo manageriale e hanno fatto della “rivoluzione” predicata in tempo un comodo gioco da salotto. E chiedersi se ne è valsa la pena è d’obbligo.

Ma quelli della Scuola hanno deciso di buttarla sull’ironia, convinti che alle risposte scherzose messe in bocca ai protagonisti tutti avrebbero riso. «Per tutto il sesso che hai fatto in questa scuola in due anni, ne è valsa la pena», dice uno. «Ciccia, i soldi li ho spesi io», ribatte un altro. E un terzo promette di voler chiudere il portafoglio al bamboccione di turno che ha allevato.

Tutto bene? Niente affatto. Il gioco dura i pochi minuti del video e poi sui social è tutto un protestare contro la scuola e la “filosofia di vita” propagata dalla Scuola. Apre le danze una ex studentessa delusa, che con il coraggio dell’anticonformista denuda il re: «Cosa ho ottenuto - scrive - dopo due anni, affitto, spese, psicoterapia, farmaci e crisi? Una pergamena firmata da Baricco». Era solo il la. Da quel momento, fra i commenti, è tutto un proliferare di accuse di studenti, ex studenti, genitori, che sono sentiti defraudati: classismo, inconsistenza dei programmi, nessun titolo spendibile sul mercato del lavoro, e via discorrendo.
La scena sembra essere quella liberatoria che segue alla dichiarazione di Fantozzi sulla Corazzata Potemkin. Anche se non mancano le critiche alla studentessa, la più parte dei commenti è dalla sua parte. «È solo una macchina per fare soldi», «È per figli di papà». Strano destino per una scuola di sinistra essere accusata di essere per ricchi. Ma tant’è! La Scuola è costretta a rimuovere il video per evitare il peggio.
La domanda sorge spontanea: perché nessuno alla Scuola ha previsto una tale reazione? Credo c’entri molto la sicumera che è propria di una certa intellettualità che crede di essere nel giusto e a prescindere, solo perché schierata da una parte che si è autoproclamata quella giusta. Più radicalmente ancora, questa vicenda rimanda a quella trasformazione antropologica della sinistra a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni e che ora è insidiata da una nuova e più diffusa consapevolezza.
C’è in questa storia la crisi di un sinistrismo pseudoculturale che ha inquinato la cultura italiana, e non solo, in una perversa alleanza fra commercializzazione del sapere e conformismo elitario. Le reazioni di una parte consistente anche di quello che un tempo era il popolo della sinistra dimostrano che una certa stagione è forse finita. Si aprono forse spazi per una cultura vera, disinteressata, non legata a ideologie ma libera di spaziare negli immensi spazi della © RIPRODUZIONE RISERVATA conoscenza umana.

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