Proseguono le nuove indagini sul delitto di Garlasco. E ora nel mirino c'è la traccia 33, quella che è stata attribuita ad Andrea Sempio, nuovo indagato. Eppure la traccia è al centro di uno scontro: da una parte la Procura di Pavia, dall'altra i consulenti dello stesso Sempio. Il motivo? Nel 2007 i Ris di Parma avevano descritto questa impronta così: "Parte della traccia completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici è stata asportata dal muro grattando l'intonaco con un bisturi sterile". E ancora: "La traccia è stata testata con il combur test che ha fornito esito dubbio e con l'Obti test (quello più affidabile nel rintracciare il sangue, ndr) che ha fornito esito negativo". Insomma, per le indagini di allora si trattava di una traccia inutile.
E ad oggi, a dire la sua c'è anche Luciano Garofano. L'ex comandante del Ris di Parma ammette: sulla traccia 33 "15 minuzie non sono riscontrabili, le poche che sono state rilevate, per le quali faremo una integrazione entro lunedì, molto probabilmente non appartengono ad Andrea Sempio perché vi è stato un errore di orientamento dell'impronta". Da consulente del pool difensivo di Sempio, Garofano aggiunge: "Alcune di queste impronte, forse a causa di un software automatico, vengono dalla texture del mure".
Parole riprese dalla legale dell'indagato. Per Angela Taccia "sulla traccia 33 vi sono interferenze murarie e se fosse stata ingrandita e analizzata si sarebbe visto. Oggi analizzeranno i reperti congelati, ma data la confusione, anche mediatica, occorre capire cosa ci sarà - afferma - se tutto sarà analizzato correttamente non troveranno tracce di Sempio".