Ha visto l’uomo che la giustizia aveva condannato per la morte di suo figlio. Lo ha guardato, ha tirato fuori la pistola, ha sparato. Un colpo solo, mortale. È così che Guglielmo Palozzi, 61 anni, operatore ecologico, ha ucciso Franco Lollobrigida, 35 anni, l’uomo giudicato colpevole in appello dell’omicidio preterintenzionale del figlio Giuliano. È accaduto ieri mattina, poco dopo le 10, nel centro di Rocca di Papa, cittadina dei Castelli Romani, a pochi chilometri da Roma. Una vendetta maturata nel silenzio di cinque anni di dolore, e consumata in pochi istanti sotto gli occhi dei passanti. Lollobrigida stava camminando lungo via Roma quando è stato raggiunto da un colpo di pistola mirato alla schiena. Ha barcollato, è riuscito ad arrivare fino a piazza della Repubblica, nei pressi della fermata del bus, poi si è accasciato. I soccorsi sono stati immediati, è arrivata anche un’eliambulanza, ma ogni tentativo è stato vano: è morto lì, davanti a decine di testimoni.
Guglielmo Palozzi è stato bloccato poco dopo dai carabinieri. Era ancora armato, non ha opposto resistenza. Ha confessato. La procura di Velletri indaga per omicidio volontario con possibile premeditazione. L’arma non è stata ancora trovata. Non sarebbero stati rinvenuti bossoli: circostanza che fa ipotizzare l’uso di un revolver. Resta da capire se l’incontro con la vittima sia stato casuale o frutto di un appuntamento. I carabinieri stanno acquisendo i filmati delle telecamere di sorveglianza per ricostruire i movimenti dei due. La storia che lega vittima e killer inizia il 27 gennaio 2020. Giuliano Palozzi, 34 anni, fu colpito con un pugno da Lollobrigida durante una lite per un debito di 25 euro. Finì in coma, morì cinque mesi dopo. In primo grado, Lollobrigida era stato assolto: aveva detto di aver colpito per difendersi, temendo che Giuliano fosse armato, e che altri avessero poi infierito. Ma in appello la Corte non ha creduto a quella versione e lo ha condannato a dieci anni per omicidio preterintenzionale. La sentenza non era definitiva: il suo avvocato aveva presentato ricorso in Cassazione, per questo l’imputato era ancora a piede libero. Ieri mattina, Guglielmo Palozzi ha incrociato quello sguardo e ha deciso che la giustizia non bastava. Ha agito da solo. Ha trasformato il dolore del lutto in vendetta. In poche ore, a Rocca di Papa, si è riaperta una ferita mai guarita. Due vite spezzate, due famiglie distrutte. Tutto questo per 25 euro. E una comunità sotto shock. Il fermo di Guglielmo Palozzi sarà convalidato nelle prossime ore.