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Da Toscanini a Furtwängler: tutta un'altra musica

I due importanti direttori d'orchestra del XX secolo ebbero relazioni diverse con il fascismo. Toscanini, profondamente antifascista, lasciò l'Italia e visse in esilio. Furtwängler, invece, rimase in Germania durante il regime nazista
di Sergio De Benedetti martedì 15 luglio 2025

2' di lettura

Il Teatro Comunale di Bologna il 14 maggio 1931 avrebbe dovuto ospitare un concerto dedicato al compositore, pianista e direttore d’orchestra Giuseppe Martucci (1856/1909), diretto dal celebre Maestro Arturo Toscanini (1867/1957). Alla presenza del Ministro delle Poste e dei Telegrafi, ammiraglio Costanzo Ciano, consuocero di Mussolini per aver il figlio Galeazzo sposato nel 1930 la figlia del Duce, Edda, il Federale di Bologna Mario Ghinelli invita Toscanini a far intonare l’inno fascista “Giovinezza” ma questi si rifiuta categoricamente. La situazione tra le quinte si surriscalda ed alcuni esagitati fascisti spintonano il Maestro e forse vola anche qualche ceffone, quanto basta comunque perché Toscanini abbandoni il Teatro e, aiutato dal compositore Ottorino Respighi (che ha preso accordi in tal senso con Ghinelli), raggiunge la stazione felsinea e parte per Milano con il primo treno possibile.

Inviato un telegramma di protesta direttamente a Mussolini, mèmore della comune militanza alle elezioni del 1919 e che peraltro non gli risponderà, Toscanini lascia l’Italia per tornarci da trionfatore soltanto nel 1946, quando l’11 maggio ci sarà lo storico concerto di riapertura del Teatro alla Scala di Milano. Creata per lui la Nbc Symphony Orchestra, il Maestro diventa famoso come una star del cinema.

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Diversa invece la situazione di Wilhelm Furtwängler (1886/1954), Direttore dei Berliner Philarmoniker dal 1928 al 1945, osannato da Joseph Goebbels («se decidesse di espatriare, lo ucciderei con le mie mani», ebbe a dire) e, per questo, definito direttore ufficiale del regime in realtà senza esserlo. Costretto ad un processo di denazificazione dagli Alleati per aver diretto, tra gli altri, nel 1938 un concerto organizzato dalla Gioventù Hitleriana e per aver eseguito la Nona di Beethoven nel 1942 alla vigilia del compleanno di Hitler (20 aprile), il 28 gennaio del 1945 conclude la sua attività con i Berliner con la Seconda Sinfonia di Brahms. In seguito, illustri musicisti si rifiuteranno di suonare per lui (Vladimir Horowitz ed Artur Rubinstein su tutti) ma non il violinista Yehudi Menuhin che pure aveva patìto i campi di concentramento. Il nostro Paese gli tributerà a Milano una autentica ovazione nel 1952 con «L’Anello del Nibelungo» di Richard Wagner, ripresa l’anno successivo a Roma con l’Orchestra Sinfonica della RAI. I rapporti tra i due furono «signorilmente pessimi» e praticamente si ignorarono vicendevolmente, sapendo di essere bravi entrambi ma l’uno dell’altro «un po’ di più».

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