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Virus West Nile fatale a un'anziana: sei casi a Latina (ma niente panico)

di Luca Puccini lunedì 21 luglio 2025

3' di lettura

Primo: sì, è vero, una signora di 82 anni è morta, in provincia di Latina, per colpa della West Nile, cioè per la malattia infettiva portata da alcune particolari zanzare e che, lo dice il nome, è stata isolata per la prima volta quasi un secolo fa in Uganda, non certo nel Basso Lazio. Secondo: è corretto anche che, al momento, si contano sei casi confermati (tutti e sei circoscritti nell’Agro pontino) tra cui due uomini, un 63enne e un 72enne, in condizioni critiche con sintomi neurologici dovuti anche alla presenza di patologie concomitanti. Terzo: ciò non significa che ci sia un allarme generalizzato, tanto meno che si debba gridare al pericolo e soprattutto che sia necessario andare in panico per ogni puntura (è estate, è la stagione calda, è controproducente e un comportamento del genere rischia di generare unicamente il caos).

L’anziana 82enne è deceduta all’ospedale San Giovanni di Dio di Fondi, abitava nel Romano, a Nerola, era stata ricoverata una settimana fa esatta (lunedì 14 luglio) e, purtroppo, la sua vicenda è triste, tristissima. Quando ha messo piede al pronto soccorso aveva la febbre alta ed era in stato confusionale. Vai a sapere se lì per lì ci aveva fatto caso, chi va a immaginarlo? A metà luglio, con trenta gradi fuori, una bolla rossastra come tante. Tra l’altro, lei non aveva malattie pregresse a differenza degli altri due pazienti ora sotto osservazione (entrambi degenti del nosocomio Santa Maria Goretti). L’unico elemento che li accumuna (che accomuna pure gli altri tre a cui è stata diagnosticata la “febbre del Nilo”), che accomuna addirittura il decesso di un cavallo, è il dato territoriale: per il resto, a parte l’età sempre sopra i sessant’anni, non ci sono correlazioni. E neanche ci potrebbero essere perché il West Nile è un virus che non si può trasmettere da persona a persona.

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«L’andamento epidemiologico è in linea con quello degli altri anni», tranquillizza subito Maria Rosario Campitiello, che è a capo del dipartimento di Prevenzione sotto il ministero della Salute: «Stiamo monitorando costantemente la situazione in stretto raccordo con la regione Lazio e in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità, il Centro nazionale del sangue e quello dei trapianti». È una buona notizia. Anzi, è una doppia buona notizia: ci dice che (da un lato), nonostante la drammaticità di quanto appena successo, il fenomeno non è né nuovo né in aumento né ingestibile e (dall’altro) che se c’è un modo per modo per evitare il peggio è non pre-occuparsi ma occuparsene. «Sono state attivate tutte le misure previste dal Piano nazionale di prevenzione, sorveglianza e risposta», chiosa infatti Campitiello.

Da sapere c’è, semmai, che la West Nile si tramette solo con la puntura di una zanzara, di solito di tipo Culex pipiens (quella che predilige gli uccelli selvatici, che non va confusa con la cugina tigre e che preferisce entrare in azione di notte, al tramonto o all’alba), e che la maggior parte delle persone infette non presenta manco sintomi. Si tratta di un virus della famiglia dei flaviviridae, ha un periodo di incubazione che varia tra i due giorni e le due settimane (ma che può raggiungere, alle volte, i 21 dì), tra i possibili sintomi conta la febbre, il mal di testa, la nausea, il vomito, i linfonodi ingrossati e gli sfoghi cutanei e può far subentrare (“può” significa che non sono automatismi, per niente) complicazioni quali la meningite, le encefaliti e, nelle situazioni più critiche, addirittura il coma. Campitiello parla di sangue e trapianti perché quelle sono possibili vie di trasmissione che, è ovvio, è opportuno tenere sotto controllo. Tutto qui. Proteggersi dalle zanzare (da qualsiasi zanzara) è una buona pratica raccomandata anche dal ministero: vanno bene i repellenti, va bene indossare pantaloni lunghe o camice e maniche lunghe se si frequentano posti all’aperto o a rischio, vanno benissimo le zanzariere che fanno da barriera alle finestre ed è consigliato cambiare spesso l’acqua sia dei sottovasi che delle ciotole degli animali (perché è in quella stagnante che le zanzare proliferano).

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