"Dobbiamo ucciderlo". Così Mailyn Castro Monsalvo avrebbe istigato la suocera Lorena Venier a uccidere il figlio Alessandro, 35 anni. E la 61enne infermiera di Gemona ha acconsentito, organizzando quella che assomiglia in tutto e per tutto a una vera e propria esecuzione.
L'uomo è stato narcotizzato con un farmaco sciolto in una limonata, poi una iniezione di insulina e quindi soffocato con i lacci delle scarpe. Sarebbero i tre passaggi con i quali la Venier ha descritto agli inquirenti l'omicidio, a cui ha assistito la stessa 31enne colombiana diventata mamma di una bimba da appena 6 mesi. A entrambe è contestato il reato di omicidio pluriaggravato. E premeditato: pochi giorni prima del folle gesto, la Venier aveva ordinato su Amazon anche la calce viva con cui poi hanno ricoperto in un bidone in cantina il corpo dell'uomo, tagliato in tre parti con una sega.
Un orrore che per 5 giorni la madre della vittima ha cercato di nascondere in ogni modo, conducendo una vita in apparenza normale, recandosi come ogni giorno nell'ospedale della cittadina in provincia di Udine in cui era caposala. A crollare è stata proprio la compagna di Alessandro, che non ha retto e ha chiamato il 112, confessando quanto accaduto e costituendosi. La donna, che ha sofferto di sindrome post partum, andrà in una struttura protetta per accudire la bimba. La suocera, invece, resterà in carcere.
Tutto sarebbe maturato in un crescente clima di violenza con reiterati e gravi episodi di maltrattamenti. L'uomo, con dei piccoli precedenti, era solito picchiare Mailyn. La donna ha parlato di pestaggi quotidiani, vessazioni e angherie. A tutto questo si aggiunge la volontà di Venier di trasferirsi con compagna e figlia in Colombia, con partenza fissata per il giorno dopo, per anticipare una condanna che stava per diventare esecutiva e che gli avrebbe impedito l'espatrio.
"Abbiamo fatto qualcosa di mostruoso ma era necessario", ha spiegato la madre. Le due donne erano terrorizzate. "La vita di Mailyn era in pericolo: o agivamo subito oppure all'estero, senza di me, l'avrebbe finita", è la ricostruzione di Lorena, preoccupata di perdere la nipotina e la nuora, "la figlia che non ho mai avuto". Poi è arrivata la notte degli orrori, iniziata con l'ennesimo alterco per la cena e la tavola non preparati dall'uomo, che si era anche scagliato contro la madre, che si era rifiutata di accompagnarli all'aeroporto il giorno seguente.