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Piantedosi e le minacce a Libero: "Indagini per trovare i colpevoli"

di Elisa Calessi domenica 24 agosto 2025

3' di lettura

Matteo Piantedosi dà solidarietà a Libero dopo la lettera di minacce di stampo anarchico inviata al Tempo con intimidazioni nei confronti del nostro giornale, del quotidiano romano e dell’editore Giampaolo Angelucci.

«Confido nelle attività di indagine finalizzate all’individuazione degli autori delle minacce che sono state mosse contro giornalisti ed editore di Libero e Il Tempo» ha detto ieri il ministro dell’Interno. «Sono in campo tutte le possibili risorse per assicurarli alla giustizia. Le minacce ai giornalisti rappresentano un fenomeno oltremodo inaccettabile, tanto più se concretizzano la messa in discussione dei valori fondanti della nostra civiltà».

Ieri Piantedosi ha partecipato al Meeting di Rimini, un’occasione per approfondire i temi della sicurezza. Per quanto riguarda l’immigrazione, il ministro ha spiegato che il permesso di soggiorno per merito rischia di creare «un sistema di canali d’ingresso alternativi» che porterebbe «mezza Africa a cercare di trasferirsi qui». Il che, ha spiegato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Meeting di Rimini, non è possibile.

La logica in sé, come singolo caso, «è ragionevole». Arrivi qui, ti comporti bene, ti do il permesso di soggiorno. E l’ordinamento, del resto, già lo prevede. «Ma non possiamo creare un sistema alternativo a quelli previsti. Non possiamo dire: “Arrivate qui in qualche modo, anche a costo di rischiare la vita per opera di trafficanti senza scrupoli, se riuscite a superare la prova dell’attraversata pericolosa e dimostrate di avere merito vi regolarizziamo”. Tanto è vero che questo non è stato adottato da nessun governo precedente, anche di diversa ispirazione politica».

Oltretutto, ha aggiunto Piantedosi, «sarebbe fortemente censurato dall’Unione europea». Alla regolarizzazione per merito «ci arriveremo quando avremo sconfitto l’immigrazione irregolare e gli arrivi gestiti solo dai trafficanti», ha concluso il ministro. Detto questo, «erigere dei muri è illusorio oltre che inutile». Serve una «immigrazione sostenibile». Che non significa via libera a tutti, ma «flussi regolari» e controllati. «Dobbiamo avere l’orgoglio di affermare che nel nostro Paese si viene non solo per il mercato del lavoro, ma anche perché veniamo apprezzati per i nostri concetti di libertà, di democrazia e di uguaglianza».

Ma non ha parlato solo di immigrazione. Altro tema su cui è stato interpellato è stato lo sgombero del Leoncavallo: «Non è stato anticipato», ha spiegato Piantedosi arrivando a Rimini. Ritardarlo ancora avrebbe significato pagare «altri 300mila euro l’anno», oltre ai soldi fin qui pagati per gli anni passati.

Detto questo, tutte le situazioni di illegalità avranno uguale trattamento. Compresa CasaPound. «Prima o poi arriverà il suo turno». Prima dell’incontro vero e proprio su lavoro e accoglienza - a cui ha partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione, Michele De Pascale - ha risposto a vari temi. A cominciare dal Leoncavallo. A chi gli ha fatto notare che il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha detto che l’immobile di CasaPound potrebbe non essere sgomberato, il ministro ha spieato che «se si legalizza in qualche modo potrebbe non essere sgomberato. È successo già ad altri centri, il comune di Roma», ha ricordato, «ha comprato addirittura delle strutture per legalizzarli».

Quanto al video girato su social e siti in cui sembra che il generale Almasri uccida un uomo a mani nude, ha detto che sembra risalire «a molti anni fa». A chi gli ha chiesto se provasse rimorso per non averlo assicurato alla giustizia, ha risposto che «nessuno ha mai pensato che quel personaggio fosse meritevole di qualche considerazione».

Tutt’altro. «Io», ha ricordato, «ho firmato un decreto di espulsione che si fondava sugli elementi di pericolosità del soggetto. Sono stato anche discusso per questo. Fa parte di considerazioni di giustizia, tutelare l’interesse degli italiani in Italia e all’estero». Gli è stato poi chiesto un commento sulle parole usate da Matteo Salvini contro Emmanuel Macron, Piantedosi ha difeso Salvini, spiegando che «è un leader politico e quindi utilizza a volte una terminologia molto forte». Riguardo allo sgombero del Leoncavallo, ha ricordato che «abbiamo pagato per il ritardo (sull’esecuzione dello sfratto, ndr) 3 milioni e 300mila euro solo per i 10 anni pregressi e ogni ritardo avrebbe comportato un ulteriore risarcimento danni di più di 300mila euro all’anno».

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