Riemerge la vicenda dell’omicidio di Giulia Tramontano, abbattuta con 37 coltellate quando era incinta di 7 mesi dal proprio compagno, Alessandro Impagnatiello, ora in carcere con la condanna dell’ergastolo. Se ne parla ancora, dopo che è stata emessa la sentenza di condanna anche per la cognata di Impagnatiello, Laura Ciuladaite, moglie del fratello del killer, Omar. Il Tribunale civile di Milano l’ha condannata a risarcire la famiglia della vittima con circa 25mila euro, tra danni e spese legali. Il tutto, perché due mesi dopo il delitto ha acquistato, insieme al compagno, la Volkswagen T-Roc di proprietà dell'assassino, con la quale quest'ultimo aveva trasportato il corpo di Giulia prima di ammettere di averla uccisa in casa loro. In questo modo Impagnatiello, nell’ottica dei risarcimenti dovuti per il suo reato, sarebbe risultato nullatenente.
Come se non basasse, poi, lo scorso anno l'auto, una T-Roc Volkswagen, sarebbe stata rubata, ma l'assicurazione si era rifiutata di pagare, perché “i danni lamentati in relazione all’evento occorso il 28/10/2024 non appaiono riconducibili alla dinamica denunciata”. Ora a gridare nuovamente il proprio sdegno nei confronti di tutta la famiglia Impagnatiello è Chiara Tramontano, la sorella di Giulia, che ha attivato subito i suoi social e ha scritto: “Cari giudici, questa è la feccia umana che vorrebbe accedere alla giustizia riparativa. Famiglia di assassini ignoranti”. L'avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale dei familiari di Giulia Tramontano, spiega: “Alla famiglia di Giulia ciò che interessava era che questa macchina, sulla quale era stato nascosto e trasportato il corpo, non circolasse più liberamente, dato che non era stata sequestrata dalla Procura. I genitori, il fratello e la sorella di Giulia hanno intentato quella azione civile per la revocatoria della vendita dell'auto per impedire che la macchina andasse in giro liberamente, anche perché la Procura all'epoca aveva disposto solo il sequestro del pianale posteriore, dove erano state trovate tracce di sangue”.