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La strage dei cercatori di funghi: cosa c'è dietro

di Claudia Osmetti domenica 21 settembre 2025

4' di lettura

Cercare funghi, che passione. Però attenzione, per favore, che solo in Piemonte si contano almeno tre morti in 24 ore. L’annata, d’altronde, è da record. I sempreverdi porcini: grande classico delle tavole autunnali, piacciono a tutti, ma proprio per questo sono un filino troppo blasonati. La scoperta dei finferli: belli gialli, succosi, ottimi col sugo, ancor di più in bianco (aglio, sale, olio e pepe), assai più versatili, il vero intenditore si riconosce qui. Gli snobbati chiodini: sempre in gruppo (quindi il piatto è assicurato), leggermente terrosi però dal gusto intenso, chi non li ha ancora provati nella zuppa non sa cosa si perde. E poi prataioli, mazze di tamburo, sanguinelli, russoli, trombe dei morti (che poi sono commestibilissimi, specie con la panna) e leccini. Questo è il settembre dei funghi.

Un po’ per il tempo (niente toglie alla gravità del cambiamento climatico, ma almeno su questo, noi selvatici del bosco d’autunno ringraziamo), un po’ perché va a stagioni: la pioggia alternata al caldo d’agosto, le temperature estive di adesso, lassù, in quota, ma anche più in basso, a fondovalle, fatica vuota e pancia piena, scarponcini e sacchetto (rigorosamente forato). Unica noia, doverli pulire: ché è un lavoraccio di fino, roncola e spazzolino, sotto le spore incrostate, per mangiar bene tocca penare.

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Sentieri, foreste e pure cittadine (nei paesini di montagna è pieno di sagre ed eventi: a Tirano, per esempio, in Valtellina, questo è il fine settimana della mostra micologica a ingresso libero che richiama appassionati e semplici curiosi): la fungo-mania è la moda del 2025 e va bene ogni cosa, siamo tutti contenti, ma non è detto sia necessariamente un dato (solo) positivo. Sì, certo, il fungiatt è oramai una figura sdoganata, fa parte della tradizione italiana e, da sempre, è un utile alleato dei nostri monti (la gente che le cime le vive davvero prima di tutto le rispetta: e poi vuoi mettere? Lo spezzatino senza funghi è come Sanremo senza l’Ariston: che senso ha?). Tuttavia ci sono da un lato i furbetti e dell’altro gli sprovveduti, e in queste due categorie è meglio non rientrarci.

La prima la spiega bene Mauro Delgrosso che a Borgotaro, in provincia di Parma, dirige il corso di Micologia dell’Emilia Romagna: «Stiamo assistendo allo stupro delle foreste, a violenza bruta, alla totale mancanza di rispetto per gli ecosistemi e per il lavoro e l’impegno dei proprietari, privati o pubblici, dei terreni». Forse Delgrosso usa parole un tantinello forti, ma il concetto c’è: la natura non va saccheggiata, la natura va assecondata.

Uscire per funghi non significa devastare mulattiere, prati o scampoli di selva. Esistono delle regole (quasi ovunque serve un tesserino, quasi ovunque c’è un peso massimale che sforato quello scatta la multa, lasciare in giro i propri rifiuti, carte o bottigliette di plastica, è da cafoni e maleducati prima che da vandali della scarpinata), non rispettarle pensando che sia uno scherzo a metà tra il gioco e il passatempo conviene a nessuno.

La seconda tipologia a rischio è quella di chi s’improvvisa ricercatore (magari perché quest’anno sembra così facile) e si dimentica che la montagna è una madre matrigna, da un lato dà e dall’altro toglie. È silenzio, la montagna, fatica e libertà: ma è anche una bastarda piena di insidie e pericoli: il soccorso alpino piemontese, solo negli ultimi 21 giorni, ha già recuperato 23 cercatori che si erano dispersi o infortunati (statisticamente significa più di uno al giorno), nell’ultimo dì ha contato ben tre deceduti e nelle altre regioni dove è scattata la corsa al pioppino non va meglio.

È finito all’ospedale Maggiore di Bologna un uomo di 73 anni che è caduto in un canalone mentre sondava i boschi di Lizzano; ad Albaredo per San Marco, in provincia di Sondrio, è morto un signore 85enne che stava raccogliendo funghi nella valle del Bitto (è l’ottava vittima valtellinese da un mesetto a questa parte); a Ussita, nel Maceratese, è deceduto un anziano di 71 anni che era col figlio e che ha avuto un malore. Questi sono solo alcuni degli episodi dell’ultima settimana, il bollettino completo (purtroppo) è molto più lungo.

C’è chi litiga per l’ultimo cesto di gallinacci (è successo, all’Aprica, dove alcuni fungaioli sono addirittura arrivati alle mani). C’è chi fa il colpaccio e lo sbandiera, beato lui, sui social (è successo pure questo, nel Casentino: in una faggeta un uomo ha trovato un porcino di 1,1 chili). C’è chi si accontenta della bella giornata di sole e poi sarà-quel-che-sarà (alla peggio, al ristorante, una scorta professionale è sempre disponibile: risottino?). L’importante è restare prudenti e rispettare il territorio. Conviene a tutti.

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