Cercare funghi, che passione. Però attenzione, per favore, che solo in Piemonte si contano almeno tre morti in 24 ore. L’annata, d’altronde, è da record. I sempreverdi porcini: grande classico delle tavole autunnali, piacciono a tutti, ma proprio per questo sono un filino troppo blasonati. La scoperta dei finferli: belli gialli, succosi, ottimi col sugo, ancor di più in bianco (aglio, sale, olio e pepe), assai più versatili, il vero intenditore si riconosce qui. Gli snobbati chiodini: sempre in gruppo (quindi il piatto è assicurato), leggermente terrosi però dal gusto intenso, chi non li ha ancora provati nella zuppa non sa cosa si perde. E poi prataioli, mazze di tamburo, sanguinelli, russoli, trombe dei morti (che poi sono commestibilissimi, specie con la panna) e leccini. Questo è il settembre dei funghi.
Un po’ per il tempo (niente toglie alla gravità del cambiamento climatico, ma almeno su questo, noi selvatici del bosco d’autunno ringraziamo), un po’ perché va a stagioni: la pioggia alternata al caldo d’agosto, le temperature estive di adesso, lassù, in quota, ma anche più in basso, a fondovalle, fatica vuota e pancia piena, scarponcini e sacchetto (rigorosamente forato). Unica noia, doverli pulire: ché è un lavoraccio di fino, roncola e spazzolino, sotto le spore incrostate, per mangiar bene tocca penare.
Sentieri, foreste e pure cittadine (nei paesini di montagna è pieno di sagre ed eventi: a Tirano, per esempio, in Valtellina, questo è il fine settimana della mostra micologica a ingresso libero che richiama appassionati e semplici curiosi): la fungo-mania è la moda del 2025 e va bene ogni cosa, siamo tutti contenti, ma non è detto sia necessariamente un dato (solo) positivo. Sì, certo, il fungiatt è oramai una figura sdoganata, fa parte della tradizione italiana e, da sempre, è un utile alleato dei nostri monti (la gente che le cime le vive davvero prima di tutto le rispetta: e poi vuoi mettere? Lo spezzatino senza funghi è come Sanremo senza l’Ariston: che senso ha?). Tuttavia ci sono da un lato i furbetti e dell’altro gli sprovveduti, e in queste due categorie è meglio non rientrarci.
La prima la spiega bene Mauro Delgrosso che a Borgotaro, in provincia di Parma, dirige il corso di Micologia dell’Emilia Romagna: «Stiamo assistendo allo stupro delle foreste, a violenza bruta, alla totale mancanza di rispetto per gli ecosistemi e per il lavoro e l’impegno dei proprietari, privati o pubblici, dei terreni». Forse Delgrosso usa parole un tantinello forti, ma il concetto c’è: la natura non va saccheggiata, la natura va assecondata.
Uscire per funghi non significa devastare mulattiere, prati o scampoli di selva. Esistono delle regole (quasi ovunque serve un tesserino, quasi ovunque c’è un peso massimale che sforato quello scatta la multa, lasciare in giro i propri rifiuti, carte o bottigliette di plastica, è da cafoni e maleducati prima che da vandali della scarpinata), non rispettarle pensando che sia uno scherzo a metà tra il gioco e il passatempo conviene a nessuno.
La seconda tipologia a rischio è quella di chi s’improvvisa ricercatore (magari perché quest’anno sembra così facile) e si dimentica che la montagna è una madre matrigna, da un lato dà e dall’altro toglie. È silenzio, la montagna, fatica e libertà: ma è anche una bastarda piena di insidie e pericoli: il soccorso alpino piemontese, solo negli ultimi 21 giorni, ha già recuperato 23 cercatori che si erano dispersi o infortunati (statisticamente significa più di uno al giorno), nell’ultimo dì ha contato ben tre deceduti e nelle altre regioni dove è scattata la corsa al pioppino non va meglio.
È finito all’ospedale Maggiore di Bologna un uomo di 73 anni che è caduto in un canalone mentre sondava i boschi di Lizzano; ad Albaredo per San Marco, in provincia di Sondrio, è morto un signore 85enne che stava raccogliendo funghi nella valle del Bitto (è l’ottava vittima valtellinese da un mesetto a questa parte); a Ussita, nel Maceratese, è deceduto un anziano di 71 anni che era col figlio e che ha avuto un malore. Questi sono solo alcuni degli episodi dell’ultima settimana, il bollettino completo (purtroppo) è molto più lungo.
C’è chi litiga per l’ultimo cesto di gallinacci (è successo, all’Aprica, dove alcuni fungaioli sono addirittura arrivati alle mani). C’è chi fa il colpaccio e lo sbandiera, beato lui, sui social (è successo pure questo, nel Casentino: in una faggeta un uomo ha trovato un porcino di 1,1 chili). C’è chi si accontenta della bella giornata di sole e poi sarà-quel-che-sarà (alla peggio, al ristorante, una scorta professionale è sempre disponibile: risottino?). L’importante è restare prudenti e rispettare il territorio. Conviene a tutti.