Pochi sanno che la nave-scuola Amerigo Vespucci, famosa in tutto il mondo, orgoglio e vanto del nostro Paese, ha avuto una nave pressoché gemella chiamata Cristoforo Colombo, varata presso il Regio Cantiere Navale di Castellammare di Stabia (Napoli) il 4 aprile 1928 ed entrata in servizio il 1° luglio dello stesso anno. Nel medesimo Cantiere, il 22 febbraio 1931 veniva varata la Amerigo Vespucci che prese servizio il 4 luglio successivo.
La differenza più importante era sott’acqua nella propulsione, avendo la Colombo due eliche mentre la Vespucci una soltanto. Entrambe le imbarcazioni comunque prendevano spunto dalla realizzazione di un precedente veliero, il Monarca, costruito nello stesso Cantiere per la flotta del Regno delle Due Sicilie, ribattezzato in seguito Re Galantuomo dopo l’Unità d’Italia.
Le due navi-scuola navigarono fino all’inizio del secondo conflitto mondiale quando, terminata la guerra, dagli accordi di Parigi dove il nostro Paese era soccombente, giunse la ferale notizia che l’Unione Sovietica pretendeva quale risarcimento dell’invasione tutta una serie di imbarcazioni dall'Italia e, tra queste, anche la Cristoforo Colombo.
Le proteste reiterate che portarono a scontri violenti, non ebbero alcun risultato pratico ed il 9 febbraio 1949 l’imbarcazione lasciò il Porto di Taranto diretta ad Odessa, città della Crimea sul Mar Nero facente parte del territorio sovietico. Ammainata la bandiera italiana nel porto di Augusta (Siracusa), la nave si chiamerà Dunay (Danubio in russo) ed arriverà nella località indicata il 2 marzo dello stesso anno. E qui inizia la triste storia. Fin dal suo arrivo infatti, si comprese chiaramente che l’idea di utilizzare la Dunay come nave-scuola, era nelle aspirazioni di pochi e tuttavia, con un po’ di fatica e la testardaggine di alcuni nostalgici della navigazione a vela, si arrivò fino al 1959 quando la scadente manutenzione impose uno stop all’utilizzo del veliero, divenuto l’ombra di quanto consegnato 10 anni prima e, non bastando, riverniciato con un anonimo color grigio tristezza.
Due anni dopo venne disalberata ed utilizzata come nave cargo a motore destinata al trasporto di merci, principalmente legname, finché dieci anni più tardi venne demolita dopo essere stata ormeggiata nella parte più estrema del porto di Odessa. Vicenda amara per una gemella che avrebbe meritato maggior fortuna o, quantomeno, la medesima sorte della sorella che tra sei anni festeggerà alla grandissima i suoi primi 100 anni.