Le dichiarazioni dell’arcivescovo di Genova, Marco Tasca, un pieno appoggio alla Flotilla diretta a Gaza, aprono un fronte delicato e controverso. Basti pensare che le parole si pongono in netta contrapposizione rispetto a quanto chiesto dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. L'inquilino del Colle ha infatti invitato gli attivisti a non tentare di forzare il blocco navale imposto da Israele, bensì di accogliere la proposta di mediazione avanzata dal Patriarcato di Gerusalemme. Troppi rischi, possibili conseguenze drammatiche: l’intervento dell’esercito israeliano, l’Idf, è un'ipotesi tutt'altro che fantasiosa..
L’arcivescovo Tasca, invece, in un'intervista a La Repubblica, ha incoraggiato i membri della Flotilla a proseguire, definendoli "operatori di pace" e ribadendo che "la Chiesa è vicina: vi vuole bene, vi stima, vi apprezza". Parole che rischiano di alimentare una tensione già altissima. Lo stesso presule ha ammesso di sentirsi "diviso", ma ha poi affermato che nel suo cuore direbbe: "Andiamo avanti. Perché è importante dare un segno".
In un contesto tanto fragile e instabile, queste parole appaiono pericolose. Già, perché finiscono per incoraggiare una scelta imprudente e rischiosa, così come la ha definita Mattarella. Tasca ha inoltre commentato la denuncia di Music for Peace, secondo cui Israele avrebbe escluso biscotti e miele dagli aiuti umanitari diretti a Gaza perché considerati troppo energetici: "Disgustoso. Disumano". Parole dure, che si inseriscono in una più ampia condanna della guerra e della disumanizzazione che ne deriva. "Il male distrugge, solo l’amore crea", ha ricordato l’arcivescovo citando San Massimiliano Kolbe.