Al 56° Incontro nazionale di Studi delle Acli il delirio è presto servito. Il presidente nazionale, Emiliano Manfredonia, ha spiegato: «La stessa paura, tradotta in azione politica, ad alcuni fornisce solo l’occasione per demonizzare un atto dall’alto valore profetico come quello della Flotilla, invece di sforzarsi di riconoscerne il valore e offrire mediazione, come hanno fatto i cardinali Zuppi e Pizzaballa e il presidente Mattarella».
Un appello che si lega anche alla denuncia della corsa globale al riarmo: «La spesa militare mondiale ha raggiunto cifre record, e l’Europa rischia di sacrificare il Green Deal per il Re-Arm Eu. Difendere la pace con la guerra è un paradosso che consegna debiti e insicurezza alle nuove generazioni. La pace, invece, è pienezza di vita, e richiede politiche di giustizia sociale, lavoro dignitoso e cooperazione internazionale».
Le Acli, ha concluso Manfredonia, «vogliono essere un cortile aperto, animare spazi di partecipazione e continuare a credere che la speranza non delude. Perché il cambiamento comincia da noi, ma non finisce con noi». E ancora: «La prospettiva ultima per i cristiani non è la sicurezza ma la Salvezza perché la sicurezza, costruita dall’uomo, rischia di diventare chiusura e conflitto; la Salvezza invece è dono, si costruisce giorno per giorno nella giustizia, nel perdono, nella cura reciproca. È questo lo sguardo che serve oggi, oltre le paure, per ritessere la democrazia».
Secondo i dati della ricerca “Né dentro né contro? I giovani e la politica: percezioni, esperienze e condizioni di partecipazione”, il il 68 per cento dei giovani ritiene più utile impegnarsi in un’associazione che in un partito; il 73 per cento, inoltre, considera importanti gli spazi autogestiti ma solo il 6,3 per cento dichiara di frequentarli. Numeri che, secondo le Acli, confermano come i giovani «non sono ai margini"della politica, ma stanno costruendo nuove forme di cittadinanza».