Il Pd s’è messo in testa un’idea meravigliosa: usare la tragedia di Gaza per provare a portare in Italia chiunque, e chissenefrega di possibili se non probabili infiltrati di Hamas. Compagni: la nuova parola d’ordine è “diaspora”. Dall’Emilia-Romagna i democratici lanciano il grido di battaglia: in Medio Oriente c’è la guerra scatenata da quei criminali di Israele (il 7 ottobre, si sa, è stato un incidente di percorso)? L’Italia prima fra tutte deve farsi carico dei profughi (veri e presunti come da tradizione dem), accoglierne a migliaia. Di più: il governo Meloni finora non ha fatto nulla, dunque spalanchi i porti.
A rendere nota la pensata è Manuela Rontini, sottosegretaria dem alla presidenza della Regione. La nuova protagonista del Pd si è esibita durante il question time rispondendo alle domande di un’altra dem, Maria Laura Arduini, tutto in famiglia. Questa l’alzata di ingegno: «Sarà necessario sollecitare un’attenzione a oggi assente rispetto alle conseguenze migratorie della tragedia palestinese», il che non è vero dato che l’Italia ha già accolto diversi bambini, ma andiamo avanti. «La crisi umanitaria in atto sta facendo migrare in modo del tutto insicuro centinaia di migliaia di persone, ed è inimmaginabile che questo flusso possa essere gestito dai soli Paesi confinanti. Presto si porrà all’Europa e in primis all’Italia il tema dei corridoi sicuri d’accoglienza della diaspora palestinese, come c’è stata negli anni una strutturazione d’accoglienza straordinaria per la popolazione afghana prima e ucraina poi».
GLI OBIETTIVI
La dem getta la maschera: bisogna attaccare Tajani e Piantedosi. «È assolutamente necessario che il ministro degli Esteri e quello dell’Interno strutturino una risposta sistemica, andando oltre» – attenzione – «le pur generose iniziative messe in campo dalla società civile e da alcuni Comuni della nostra regione che ad esempio hanno usato lo strumento del ricongiungimento familiare». Avete capito? Per la sottosegretaria alla presidenza dell’Emilia-Romagna il governo “delle destre” non ha mosso un dito, ma fortunatamente ci sono state singole iniziative umanitarie di gente dal cuore grande, non come i fascioleghisti. Come la Flotilla, no?
Ecco, appunto: «Seguiamo con preoccupazione i rischi che corrono i partecipanti. La nostra Regione continuerà a sollecitare il governo italiano a intervenire nelle sedi istituzionali opportune (e in quelle inopportune? ndr) per garantire la protezione delle imbarcazioni pacifiche e aprire canali umanitari». Che, avvertite la dem con un certo tatto, esistono da anni: sono i predoni tra cui la paccottiglia di Hamas a rubare la merce e rivenderla al mercato nero. Per la Flotilla c’era il canale della Chiesa, col cardinal Pizzaballa a fare da tramite, e però gli zatteranti in nome dell’urgenza della missione umanitaria hanno preferito tenersi per un mese pasta, riso e tonno. Torniamo all’ultima del Pd.
IL PENSATOIO
L’idea invero non è nuova ma ora viene rilanciata in chiave anti-Meloni. Ne ha scritto già Limes, rivista di geopolitica diretta da Lucio Caracciolo. Riportiamo un passaggio: «Proponiamo un’esercitazione che a molti parrà provocatoria, a noi necessaria. Specialmente dedicata a chi accusa l’Ue di non fare nulla per Gaza (...) Immaginiamo che ognuno dei suoi 27 Stati ospitasse in ragione della propria popolazione alcuni palestinesi di Gaza disposti a lasciare la Striscia e abilitati a rientrarvi in pace (...) uno o due ogni 10mila abitanti (...) Non accadrà, o forse invece sì, però almeno capiremo chi siamo». L’Italia accoglierebbe in poco tempo 12mila persone, un’operazione che al di là dei più nobili intenti renderebbe impossibile distinguere tra disperati ed estremisti in fuga.
Di lupi solitari, o affiliati a organizzazioni terroristiche, in Europa ne abbiamo già ospitati in quantità, e loro si sono sdebitati col sangue, il nostro. Il governo italiano, primo a fornire aiuti umanitari veri e non flottanti ai gazawi, continua a inviare cibo e medicine. Faremmo invece volentieri a meno di importare manovalanza di Hamas.