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Giuseppe Conte, crisi di nervi: va a fondo e incolpa gli alleati

di Pietro Senaldi giovedì 2 ottobre 2025

3' di lettura

Che fine ha fatto il leader dei Cinque Stelle? Se digiti “Conte” sulle agenzie di stampa escono una ventina di lanci, ma si sono rilasciati ad Antonio, l'allenatore del Napoli, non a Giuseppe, l'ex premier. Per fortuna dell'avvocato del popolo ci sono la Flotilla e Gaza, così all'Istituto Don Sturzo, dove era presente per i 50 anni dalla Conferenza di Helsinki, può rilasciare qualche dichiarazione, fingendo che lo scorso fine settimana nelle Marche non sia successo niente. In Finlandia nel 1975 l'Occidente calò le braghe di fronte a Mosca sui confini e forse non è un caso che il capo di M5S sia stato invitato.

Più delle sue banali riflessioni di politica estera («Nel piano di pace di Trump ci sono cose interessanti»; «Suggerisco agli equipaggi della Flotilla di non mettere a rischio la propria vita»; «Una moto unica sulla Palestina? Sì, se tutti sono d'accordo») a interessare, e contare qualcosa, sarebbero però i suoi ragionamenti di politica interna, dopo la disfatta del campo largo in quel di Ancona. «Dobbiamo prendere atto che la nostra proposta alternativa non ha convinto la maggioranza dei votanti»: il grillino si è limitato ad affidare a un'algida nota la versione stringata delle proprie riflessioni. E già quel “nostra” pare una concessione a Elly Schlein, visto che lui non avrebbe puntato come cavallo su Matteo Ricci; per l'inchiesta, perché è un piacione, perché è un ex renziano, perché è la quintessenza di quelli del Pd che Grillo chiamava “pidioti”. Tra quattro giorni in Calabria, se quel che si dice è vero, ci sarà la seconda caduta del campo largo, stavolta con un candidato del M5S, Pasquale Tridico.

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I maligni sostengono che Conte abbia spinto a candidarsi l'ex presidente dell'Inps, che risiede a Roma, vive a Bruxelles e conosce la geografia della Calabria come un alunno delle scuole medie inferiori, per farlo perdere e ridimensionarlo; per questo non avrebbe voluto cedere la Regione ad Avs, che la reclamava. Vero? Falso? Verosimile. Quel che conta però non sono gli equilibri interni a M5S, dove l'avvocato, dopo aver liquidato Grillo, è padrone assoluto. Conta il campo largo. E qui la notizia, al momento, è che la campagna elettorale finisce dopodomani. Ieri tutti i leader del centrodestra erano a Lamezia Terme a sostenere il loro candidato, il presidente uscente di Forza Italia, Roberto Occhiuto ma a sinistra ancora non si sapeva se Schlein, Conte, Fratoianni e Bonelli saranno insieme sul palco per sostenere Tridico, il candidato comune. Devono ancora decidere, fanno sapere dai rispettivi quartier generali.

Per forza che l'agnello Pasquale inanella una gaffe via l'altra: come fa a stare tranquillo se guarda a chi lo sostiene? Per ora si registra che la segretaria dem in Calabria c'è andata, ma sull'aereo con lei c'era Giorgia Meloni e non il leader grillino, che scende nella Regione oggi, per starci tre giorni. Agenda fitta. Siamo tutto orecchie. Tecnica assistente quindi per Giuseppe; e perché dovrebbe essere altrimenti? Per quanto Elly allarghi il campo, il più scaltro tra i sinistri è lui, l'avvocato; o meglio, il più furbo sarebbe Matteo Renzi, ma siccome questo lo sanno tutti, l'ex rottamatore risulta di fatto depotenziato nelle sue manovre. E quindi il boccino è nelle mani del leader di M5S, che il giorno dopo la disfatta non attacca Schlein, della quale pure vuole prendere il posto come sfidante ufficiale di Giorgia Meloni. Si mette sulla riva del fiume e lascia che la segretaria sia divorata dai suoi, come da tradizione dem.

Se lunedì il suo candidato incasserà una sconfitta, Conte riuscirà a dare la colpa al campo largo e non a M5S ea tenere gli alleati ancora in sospeso. È affidabile o no, Giuseppi, per il resto della sinistra? «Si è incastrato in un'alleanza dalla quale ormai non può e non vuole sottrarsi», commenta uno dei pochi maggiorinti di M5S che ha lucidità e autonomia di pensiero. «Tanto sono gli altri che lavorano per lui: se Giorgia Meloni cambierà la legge elettorale, a sinistra si apriranno le porte delle primarie e il primo a chiederle sarà Renzi, supportato da mezzo Pd. Ma a vincerle sarà lui, questa è la convinzione del leader di M5S». Chi dice che dopo le Marche il quadro politico non è cambiato, si illude. La sinistra è più debole.

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