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Fantastico, la parole del giorno e il ricordo di Luca Beatrice

"Fantastica", la quadriennale dedicata alla libertà di pensiero del critico d'arte scomparso. Alle origini del lemma
di Massimo Arcangeli domenica 12 ottobre 2025

2' di lettura

Fantastico discende da una voce del latino di epoca tarda (phantasticus), a sua volta originato da un aggettivo greco (phantastikòs) alla cui base c’è un verbo (phantázo) per dire “io mostro”.

Più in tema di così si muore. «Un aggettivo che sembrerebbe iperbolico, ma è invece un invito a riscoprire la potenza del simbolico». Così Luca Beatrice, l’anno scorso, giustificò il titolo, declinato al femminile (Fantastica), attribuito alla mostra inaugurata l’11 ottobre al Palazzo delle Esposizioni di Roma per la 18esima edizione della Quadriennale. Un aggettivo, ma anche una forma verbale: un imperativo che sembrerebbe voler invitare i visitatori a “fantasticare” sul mondo dell’arte, rappresentato nella circostanza da 187 opere.

La mostra racconta in cinque diverse sezioni, curate da Luca Massimo Barbero, Francesco Bonami, Emanuela Mazzonis di Pralafera, Francesco Stocchi e Alessandra Troncone, l’ultimo quarto di secolo dell’arte italiana attraverso la produzione di 54 artisti viventi, in gran parte alla loro prima partecipazione. Alle cinque sezioni se ne aggiunge una sesta, curata da Walter Guadagnini e allestita al primo piano del palazzo, di retrospettiva storica: I giovani e i maestri: la Quadriennale del 1935. Barbara Brondi e Marco Rainò, i due architetti e designer, fondatori di BRH+, che hanno progettato e allestito gli spazi della mostra, hanno dichiarato di aver lavorato, per così dire, in chiaroscuro (e, aggiungerei, in linea con lo spirito del tempo corrente): «Per tenere insieme le cinque sezioni di Fantastica, lasciando a ciascuna di loro la piena autonomia, siamo partiti dal disegnare i vuoti che avrebbero dovuto accogliere i lavori degli artisti, in equilibrio tra qualcosa che si percepisce e che al contempo scompare, utilizzando velari tessili che appaiono e scompaiono, per lasciare solo intuire al pubblico delle traiettorie verso traguardi da raggiungere. La sezione storica al primo piano, invece, è inquadrata in un’architettura estroversa, con colori mutuati dalla Quadriennale del ’35. Si segue il percorso anulare dato dall’edificio, e l’allestimento evoca e racconta il contesto storico del tempo».

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