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Andrea Sempio e la scarpa a pallini: la perizia che può chiudere Garlasco

di Roberto Tortora lunedì 13 ottobre 2025

2' di lettura

Un nuovo colpo di scena può dare l’ennesima svolta al caso del delitto di Garlasco: un dossier della difesa di Stasi ha aperto, infatti, a nuove possibilità sul piede del killer. Una perizia segreta sull’impronta n.42, la scarpa a pallini che può essere del nuovo indagato per l’omicidio di Chiara Poggi. Alla fine, quindi, il caso potrà essere risolto con l’accertamento delle vecchie prove, raccolte nei giorni post-delitto e nelle indagini più fresche, non certo quelle degli ultimi tempi. Quelle che hanno portato alla condanna definitiva di Alberto Stasi e che ora, invece, puntano su Andrea Sempio. Di tutte le prove rilevate nella villetta di Via Pascoli (manate, polpastrelli, sudore), l’unica lasciata sicuramente dall’assassino è l’ormai famosa impronta di scarpa a pallini nel sangue della vittima. Una scarpa numero 42. Interrogato dall’allora procuratore Mario Venditti (oggi accusato di corruzione, ndr), Sempio disse secco: “Io porto il 44”. Oggi però, secondo quanto si apprende da Il Giornale, la nuova perizia dei legali di Stasi dice altro, anche se non si sa ancora precisamente che cosa.

Tanto è bastato, però, per convincere la Cassazione a riaprire l’anno scorso le indagini su Sempio, rapidamente archiviate da Venditti nel 2017. Una perizia che, quindi, apre a nuove possibilità, una su tutte: quella scarpa Frau, ormai fuori commercio e con la suola prodotta nelle Marche, poteva essere indossata anche da Sempio. L’avvocato di Mario Venditti, accusato di aver archiviato la posizione di Sempio in cambio di 40mila euro, ha rivelato che, quando Finanza e carabinieri sono arrivati in casa e sequestrato telefoni e pc, Venditti si è offerto di consegnare le password solo con la garanzia che gli inquirenti cercheranno solo tracce dell’indagine su Garlasco.

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Neanche per sogno, gli rispondono. Per Venditti è la conferma di quello che in realtà sa da mesi, da quando ha appreso dalle rivelazioni di un quotidiano di essere indagato a Brescia per corruzione e peculato, ma per fatti che con Garlasco non hanno nulla a che fare. Rifiuta allora di consegnare i codici. Computer e smartphone restano sequestrati, pronti per essere forzati dai tecnici della procura. Se domani il Riesame non annullerà il sequestro, gli inquirenti di Brescia e Pavia puntano a scovare lì dentro i lati oscuri di dieci anni di giustizia a Pavia: proprio come dai telefoni del colonnello dei carabinieri Maurizio Pappalardo, perquisito quasi per caso, emersero due anni fa le prime tracce del malaffare che governava la città. Due inchieste parallele, gestite dalle procure di Brescia e Pavia, al punto che Domenico Aiello, difensore di Venditti, chiederà che vengano unite in un maxi-fascicolo depositato a Brescia. Di tutto questo polverone, resta un’unica fatidica domanda: chi ha ucciso Chiara Poggi il 13 Agosto 2007? Chi è entrato nella villetta di Via Pascoli e, dopo l’atroce delitto, ha lasciato nel sangue della studentessa l’impronta di una scarpa a pallini?
 

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