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Garlasco, il testimone: lo scontrino non è di Sempio. Crolla l'alibi?

di Roberto Tortora mercoledì 22 ottobre 2025

2' di lettura

A Garlasco non si vive un giorno tranquilli ormai. Ora spunta la versione di un testimone che smonterebbe l’alibi di Andrea Sempio e farebbe crollare uno dei cardini difensivi a suo vantaggio nell’accusa per l’omicidio di Chiara Poggi.

Gli inquirenti di Pavia sono sempre più convinti, dopo aver attinto ad alcune fonti del posto ed essere risaliti a una persona “informata sui fatti” che è stata interrogata sull’elemento dello scontrino del parcheggio di Vigevano del 13 agosto 2007, fornito dopo il delitto – il 4 ottobre 2008 – ai carabinieri dello stesso comune dall’amico del fratello della vittima nel suo secondo interrogatorio.

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Nella prima indagine su Sempio, quella del 2017, questo scontrino era stato decisivo per l’archiviazione della posizione dell’indagato, firmata dal gip Fabio Lambertucci. Ora, invece, è al centro dell’inchiesta della procura di Brescia che vede l’ex-aggiunto Mario Venditti indagato per corruzione.

La nuova fonte dice: “La storia di quello scontrino non è come è stata raccontata” e spiega che quello scontrino "non appartiene né a Sempio né ai suoi familiari". Nel 2017 Sempio aveva spiegato e messo a verbale: “Quello scontrino è stato ritrovato da mio padre o mia madre sulla macchina qualche giorno dopo il fatto, quando io ero già stato sentito. Mia madre ha detto ‘per sicurezza teniamolo’, quindi i miei genitori hanno deciso di conservarlo. La seconda volta che sono stato sentito non avevo con me lo scontrino, ma ho solo riferito ai carabinieri che lo avevo, quindi sono stati loro a dirmi di andare a prenderlo. Mi sono quindi recato insieme a mio padre a casa dove l’ho preso e l’ho portato in caserma”.

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A questo punto, però, il ticket timbrato alle 10:18 del 13 agosto 2007 non è più elemento valoriale di alibi, ma simbolo “sospetto” della nuova inchiesta dei pm di Pavia, diretti da Fabio Napoleone. Prima la scoperta che la consegna era avvenuta in modo “anomalo»” rispetto a quanto (non) messo a verbale dai carabinieri di Vigevano nel 2008: nel documento, cioè, si dà atto della “consegna” senza interrompere l’interrogatorio; poi il caso della madre di Sempio che, ad aprile di quest’anno, si è sentita male mentre veniva sentita nella caserma del Nucleo investigativo di Milano, proprio in concomitanza con le domande sul ticket e sulla sua amicizia con un vigile del fuoco di Vigevano.

Dulcis in fundo (ma non troppo), le parole di Fabrizio Gallo, avvocato del suo ex-legale Massimo Lovati che, alla trasmissione Ignoto X di La7, ha messo in dubbio la solidità dell’alibi: “Se lui continua a usare quello scontrino, va contro un muro: lo scontrino è falso. Lovati sostiene che, se una persona è innocente, non ha bisogno di correre per trovarsi un alibi”. Ora la versione del supertestimone che smonta completamente lo scontrino. Per Andrea Sempio la salita si fa dura.

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