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Vaticano, il documento sui gay che terremota la Chiesa

di Andrea Morigi venerdì 24 ottobre 2025

4' di lettura

Unirsi in preghiera ai gay pride è l’ultima frontiera superata dai vescovi italiani. Le chiamano «buone prassi pastorali», nel documento conclusivo della Terza assemblea sinodale delle Chiese in Italia, tanto da porsi l’obiettivo di avviare «nuovi percorsi di formazione alle relazioni e alla corporeità-affettività-sessualità - anche tenendo conto dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere - soprattutto di preadolescenti, adolescenti e giovani e dei loro educatori». È un invito alle Chiese locali affinché «superando l’atteggiamento discriminatorio a volte diffuso negli ambienti ecclesiali e nella società, si impegnino a promuovere il riconoscimento e l’accompagnamento delle persone omoaffettive e transgender, così come dei loro genitori, che già appartengono alla comunità cristiana». Quanto alle gerarchie, l’auspicio è che «la CEI sostenga con la preghiera e la riflessione le “giornate” promosse dalla società civile per contrastare ogni forma di violenza e manifestare prossimità verso chi è ferito e discriminato (Giornate contro la violenza e discriminazione di genere, la pedofilia, il bullismo, il femminicidio, l’omofobia e transfobia, etc.)». È quell’eccetera a suscitare le maggiori preoccupazioni fra i fedeli impegnati.

Se Papa Francesco non ne poteva più della «frociaggine» diffusa in ambito ecclesiale (più che altro ecclesiastico), il suo successore ha un piglio anche più determinato: «In questi tempi difficili e confusi, nei quali ai giovani vengono presentati tanti contro-modelli di unioni, spesso passeggere, individualiste ed egoistiche, dai frutti amari e deludenti, la famiglia così come l’ha voluta il Creatore potrebbe sembrare superata e noiosa», affermava il Santo Padre il primo ottobre scorso in un messaggio al vescovo di Séez, in Francia, nel giorno della memoria liturgica di Santa Teresa di Gesù Bambino e del Volto Santo. Leone XIV indicava come esempio Luigi e Zelia Martin, genitori della santa carmelitana. Lo cita anche la scrittrice e giornalista Costanza Miriano, anima di Monastero Wi-fi, rivolta ai «vescovi ipocredenti che si apprestano a firmare un documento sinodale veramente non degno della grandezza della Chiesa» perché «assume tutti i dogmi del pensiero unico sull’identità sessuale e sull’affettività, come se la Parola di Dio non esistesse, o peggio fosse un prodotto culturale da aggiornare, come se il Catechismo della Chiesa Cattolica fosse una barzelletta, come se la Teologia del corpo fosse un errore di percorso, Humanae Vitae una macchia del passato...». E perciò rivolge loro una supplica per il 25 ottobre, data in cui il documento dovrebbe essere licenziato: «Non firmate il documento sinodale con queste bugie dentro. Se non volete ascoltare il mio appello, che, ne sono certissima, è anche quello di un grande numero di compagni di cammino, ascoltate il vostro Pastore, ascoltate almeno le parole che Papa Leone ha scritto in occasione del decimo anniversario della canonizzazione dei coniugi Martin». Il Papa li aveva definiti una «coppia esemplare» che «testimonia l’ineffabile felicità e la gioia profonda che Dio concede, già qui sulla terra e per l’eternità, a coloro che si impegnano su questo cammino di fedeltà e di fecondità».

E alle famiglie consigliava di «perseverare con coraggio sul cammino, talvolta difficile e complicato, ma luminoso, che avete intrapreso. Prima di tutto, mettete Gesù al centro delle vostre famiglie, delle vostre attività e delle vostre scelte. Fate scoprire ai vostri figli il suo amore e la sua tenerezza senza limiti, e sforzatevi di farlo amare a sua volta come merita». Qualche sacerdote è pronto anche a gesti plateali, come la recita pubblica del Rosario davanti alla sede della CEI. Altro, come don Giuseppe Forlai, autore di un’opera dal titolo eloquente Riflessioni sull’evaporazione del cristianesimo, ragionano sul processo che ha condotto a quella sintesi: «La Chiesa italiana ha rinunciato da diversi anni ad annunciare il Vangelo anche quando sembra inattuale o faticoso». Così, «sembra quasi che bisogna piacere ad ogni costo. Si propongono soluzioni parziali, senza visione, ripetendo slogan triti e ritriti che nascondono una incapacità seria di fermarsi e pensare elaborando veri cammini di riconciliazione e catecumenato per chi vive situazioni difficili o non in sintonia con la morale della Chiesa». Ma «accogliere non significa giustificare modelli di vita incompatibili con l'antropologia cristiana».

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Il sacerdote, che vive una vocazione contemplativa, individua anche «l'ingenuità dei cammini sinodali per cui tutti hanno da dire su tutto a prescindere dal vissuto di preghiera e di fede e la preparazione teologica. Ma questa è una pia illusione. La sinodalità è necessaria, ma è aria fritta senza le competenze». Quanto al testo, «sui temi morali più caldi non vedo sintonia tra quello che viene scritto nel documento assembleare e i richiami forti e recenti di Papa Leone alla famiglia così come scaturisce dal sacramento del matrimonio. Basta leggere il suo discorso al Quirinale di qualche giorno fa. In tale senso il documento è già fuori tempo, l’interlocutore privilegiato non sembra essere l'attuale pontefice». Semmai, conclude don Forlai «c’è una cosa che è per "tutti tutti tutti", ed è la conversione personale alle esigenze del Vangelo, che a volte sono scomode ma che portano una vita bella che vale la pena di vivere».

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