Una notte da incubo ad Halloween, e purtroppo non è un film horror ma la realtà di una gioventù italiana sempre più violenta e degradata. Un ragazzo di 15 anni invalido è stato torturato a Torino nella notte tra 31 ottobre e 1 novembre da una baby-gang di coetanei.
La madre ha denunciato il fatto sui social rivelando alcuni dettagli: "L'hanno portato in una casa a Torino dove non c'erano adulti, gli hanno tolto il telefono - ha raccontato - e bloccato i numeri di noi genitori che lo chiamavamo con insistenza. L'hanno chiuso in casa, con la porta chiusa con una catena. L'hanno torturato picchiandolo, chiudendolo in bagno per ben due ore a chiave e dopo averlo fatto uscire dal bagno l'hanno preso con la forza, minacciato con un cacciavite e l'hanno rasato, lasciandogli dei ciuffi di capelli. E oltretutto gli hanno spento una sigaretta sulla caviglia".
Quindi il ragazzino sarebbe stato "portato al fiume Dora e gli hanno fatto togliere la maglietta, lasciandolo a petto nudo e facendolo entrare nel fiume. Non soddisfatto, l'hanno fatto mettere sotto una fontanella, con il getto sulla schiena tra sputi e offese varie. Dopodichè lo hanno riportato a casa fino alle 13 e poi, dopo avere finito di torturarlo, l'hanno riportato alla stazione di Porta Nuova e gli hanno ridato il telefono".
"La vicenda accaduta a Torino è un episodio gravissimo che interpella tutti noi come comunità", ha commentato il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che prosegue: "Violenza, sopraffazione e mancanza di rispetto verso il prossimo sono segnali di un disagio profondo che non può lasciarci indifferenti. Serve un impegno corale — delle istituzioni, della scuola, delle famiglie — per restituire ai più giovani i valori dell'educazione, della responsabilità e del rispetto. Ai genitori del ragazzo e a chi gli è vicino esprimo tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza. Confido nel lavoro delle Forze dell'Ordine affinché venga fatta piena luce sull'accaduto e i responsabili siano individuati e rispondano dei fatti commessi. È nostro dovere costruire una società in cui simili episodi non abbiano più spazio".