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"Pultroppo", "Venirono", "un pò": l'italiano, questo sconosciuto

Secondo una indagine 7 su 10 litigano con l'idioma: apostrofi, congiuntivo e pronomi le bestie nere. Esce un volume con 510 quiz per verificare il proprio livello di conoscenza
di Lucia Esposito venerdì 21 novembre 2025

4' di lettura

«Pultroppo non venirono». «L’altro giorno ho fatto la ceretta al linguine». «Gli ho detto che è molto bella». No, chi scrive non è impazzita, sta solo facendo il suo mestiere di cronista: riportare i risultati- evidentemente tragici - di un’indagine che fotografa l’ignoranza degli italiani e disegna una galleria degli strafalcioni da Oscar, di supposizioni imbarazzanti e convinzioni infonda te.

Tutto ciò, tradotto nella freddezza dei numeri, vuol dire che quasi 7 italiani su 10 (68%) litigano con la grammatica e commettono errori inquietanti nello scritto, ma anche nel parlato. Un problema che secondo gli esperti è anche frutto dell’abuso di internet e dell’uso di neologismi e anglicismi che hanno reso gli italiani incapaci di scrivere e di formulare un ragionamento sensato nel proprio idioma. “Qual’è”, “propio”, “avvolte”, “al linguine” senza dimenticare “c'è ne” e “c'è né”... e così via, di errore in errore si prosegue in questa galleria degli orrori.

È la fotografia inquietante di un’indagine (che Libero pubblica in esclusiva) condotta da Libreriamo (www.libreriamo.it) il media digitale dedicato ai consumatori di cultura - realizzata su circa 1600 italiani tra i 18 e i 65 anni, attraverso un monitoraggio online sui blog, forum e i principali social network e coinvolgendo un panel di venti esperti tra sociologi e letterati per capire quali sono i principali errori grammaticali, le cause di tali strafalcioni e scoprire cosa è consigliato fare per ridare dignità alla nostra amata lingua.

In cima alla classifica della categoria di errori più comuni c’è lei, quella virgola aerea, che svolazza tra una lettera e l’altra, sua maestà l’apostrofo (62%), una delle bestie nere della nostra lingua. Lo metto o non lo metto? Nell’incertezza molti si ispirano a Totò che quando detta a Peppino la lettera per la fidanzata del nipote, la mala femmina, sostiene che è meglio abbondare. E allora abbondiamo. Al secondo posto in questa imbarazzante classifica c’è l’uso del congiuntivo (56%). Ci vuole? Non ci vuole? Lo uso al presente? Nel dubbio, per non sbagliare, molti preferiscono ignorarlo, anzi cancellarlo come se non fosse mai esistito.

Le bestie nere

E poi arrivano loro, i pronomi (52%) «Gli ho detto che era molto bella». Ma se la donna in questione è una purista dell’italiano, chi parla non ha alcuna speranza di conquistare la fanciulla perché quel “gli” è quanto di più respingente ci possa essere. Un errore molto diffuso nella lingua italiana, sia nel parlato che nello scritto, riguarda la declinazione dei verbi (50%), specialmente per quanto concerne l’uso dei tempi verbali e la scelta dell’ausiliare.

Un altro grande classico è l’uso della C o della Q (48%). Se nella lingua parlata lo strafalcione non si nota, nello scritto è tutta un’altra storia. Sin da piccolissimi impariamo che “scuola” non si scrive con la “q”, ma davanti al verbo “evacuare” c’è chi ancora tentenna e scivola nella maledetta “q”.

Neo né (44%) è un altro errore da penna rossa. L’accento su “né” si utilizza quando questo vuole essere utilizzato come negazione. La punteggiatura (39%) miete vittime su vittime. Virgole, punti e virgola, due punti, non vanno mai usati alla leggera o a caso. Gianni Rodari in una filastrocca ha raccontato la disavventura di una povera virgola «che per colpa di uno scolaro disattento capitò al posto di un punto dopo l’ultima parola del componimento. La poverina, da sola, doveva reggere il peso di cento paroloni, alcuni perfino con l’accento....».

Un disastro. Per mettere alla prova il vostro livello di conoscenza un buono strumento è il volume che esce oggi per Newton Compton 501 quiz della lingua italiana di Saro Trovato, sociologo ed esperto di comunicazione di massa fondatore di Libreriamo.it, il media di una delle più importante community digitali dedicate agli amanti dei libri e della cultura (la prefazione è firmata da Paolo D’Achille, presidente dell’Accademia della Crusca).

«È un “libro di società”», afferma Trovato «in piena filosofia con l’attività che sviluppiamo già per la nostra community. I libri e la cultura devono saper creare momenti d’aggregazione e condivisione, proprio come accade con tutte le altre forme d’intrattenimento. L’italiano, inteso come lingua, è un luogo simbolico che ci accoglie al di là delle differenze geografiche, sociali e generazionali; l’unico elemento che riesce realmente a unire il nostro Paese è proprio la lingua. Da qui nasce l’idea di un libro scanzonato e che non vuole impartire nozioni in maniera scolastica, ma che ha alla base una convinzione semplice e potente: far conoscere e salvaguardare la lingua italiana attraverso il gioco e l’esercizio mentale». Un libro di quiz sulla lingua italiana che si trasforma in un campo da gioco o in una palestra per la mente. Numerosi studi confermano che il cervello è un organo che, come un muscolo, ha bisogno di allenamento, con il gioco della domanda e della risposta che rappresenta uno dei metodi più efficaci per consolidare l’apprendimento e la conoscenza. Il cosiddetto retrieval practice, la pratica del recupero attivo delle informazioni, rafforza la memoria, stimola le connessioni neuronali e rende le conoscenze più durature (Roediger & Butler, 2011).

Per gentile concessione dell’autore e dell’editore sotto pubblichiamo dieci dei 501 quiz. Potete avere un “assaggio” del libro e mettere alla prova la vostra conoscenza della lingua (il volume contiene quesiti che vanno dalla grammatica alla sintassi, dai modi di dire ai dialetti fino alle vite e alle opere dei grandi letterati italiani).

Una sfida divertente e stimolante e, insieme, un modo per ricordare regole imparate ai tempi della scuola finora rinchiuse in qualche angolo della memoria, ma anche per scoprire nuovi segreti della nostra meravigliosa lingua. A destra, troverete anche le soluzioni. Per leggerle dovete capovolgere il giornale (altrimenti il gioco è troppo facile...).

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