La Procura di Pavia due anni fa riaprì, senza il clamore mediatico di oggi, il dossier sull’omicidio di Chiara Poggi. E non si muoveva su una pista sbagliata. È dal 5 febbraio 2024, infatti, che i pm avevano una consulenza pesantissima: due tracce di Dna trovate sulle unghie della vittima erano “perfettamente sovrapponibili” a quello di Andrea Sempio. Oggi quella pista è stata blindata. Come ha raccontato il Giornale, la conferma arriva dal perito nominato dal giudice, Denise Albani: un’analisi biostatistica su quasi 40mila profili maschili europei che inchioda il “campione 28222016”. Tradotto: il Dna è proprio quello di Andrea Sempio.
Attenzione, però, perché compatibilità non significa univocamente colpevolezza e la partita non è affatto chiusa. Sempio, dal canto suo, continua a proclamarsi “innocente” e la sua difesa insiste sulla tesi della contaminazione accidentale. Cosa vuol dire? Chiara avrebbe toccato un oggetto già maneggiato dall’amico del fratello Marco, perché il dna resta depositato a lungo sugli oggetti. Il consulente Arnaldo Palmegiani prova a smontare la lettura accusatoria: le quantità di Dna sarebbero troppo basse.
“I valori superano di poco i 200, nessun picco supera i mille. Se fosse un’aggressione avremmo valori al di sopra dei 2.000-3.000”. Lo scontro tra genetisti ora è destinato a entrare nel vivo già dall’udienza del 18 dicembre, quando tutte le parti discuteranno le conclusioni della Albani. Per la Procura, però, la direzione è ormai segnata: il rinvio a giudizio di Sempio sembra sempre più vicino. Sul tavolo resta anche l’ombra del passato. Alberto Stasi sta scontando 16 anni come unico responsabile. Si era ipotizzato che nuovi elementi potessero arrivare da indagini difensive a suo favore, ma ieri la sua difesa ha smentito tutto. Intanto un dettaglio inquietante emerge dalla perizia: oltre alle due tracce di Sempio, sulle unghie di Chiara c’è un terzo profilo genetico, “mano4sx”. Non è di Sempio, non è di Stasi. Di chi è? È l’ultimo, inquietante enigma di un giallo che sembra tutt’altro che chiuso. E le famiglie coinvolte, nel bene e nel male, ne soffrono ogni giorno.