Ieri è stato il giorno dell’indignazione per l’assalto dei militanti di estrema sinistra pro -Pal del centro sociale torinese Askatasuna alla sede del quotidiano La Stampa, dopo scontri nei quali sono rimasti feriti otto agenti delle forze dell’ordine. Devastazioni, vandalismi, minacce ai giornalisti da parte dei teppisti rossi, con il conseguente, doveroso, seguito di solidarietà al giornale e dichiarazioni in difesa del diritto costituzionale alla libertà di stampa. Più un paio di gravi cadute di stile. La prima è la solita Francesca Albanese che parla dell’assalto come «monito ai giornalisti a fare il loro mestiere». La seconda è, sulle colonne del quotidiano aggredito, l’ex direttore Marcello Sorgi che definisce l’accaduto «violenza fascista», quando su tutto quanto è accaduto c’è la firma dei comunisti, compreso sull’assassinio del vicedirettore della Stampa, Carlo Casalegno, negli anni Settanta, evocato dall’editoriale in questione. La questione ora è: quale sorte attende i 34 estremisti denunciati? Ci saranno arresti differiti, processi per direttissima, mano pesante? Il sindaco di Torino chiederà il risarcimento danni per gli scontri di venerdì al centro sociale che protegge da anni e che ha definito addirittura «un bene comune» o al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, come ha fatto il suo collega di Bologna, Matteo Lepore, all’indomani di una manifestazione contro una partita di basket che ha visto protagonista in città una squadra israeliana?
La domanda non è banale, perché la sorte dei devastatori è la prova del nove di quanto davvero per la sinistra e la magistratura contino la libertà di stampa e siano gravi gli assalti alle istituzioni democratiche. Gli scalmanati di Askatasuna sono dei compagni, ma quando sbagliano, per condannarli viene detto che hanno comportamenti fascisti. Un’ipocrisia che copre il cortocircuito rosso: grandi e nobili ideali che sfociano troppo spesso in violenza e reati. Verrebbe da suggerire: se dite che i centri sociali si comportano da fascisti, allora puniteli come punite i fascisti, visto che l’essenza di un reato non è in chi lo compie ma in quel che viene fatto. Ecco allora che viene in soccorso la storia recente. Quattro anni fa, a Roma, una manifestazione contro il Green Pass fu infiltrata da elementi di estrema destra, che a un certo punto si staccarono e diedero l’assalto alla sede nazionale della Cgil. Anche allora ci furono otto poliziotti feriti, ma nessun aderente alla Cgil. La reazione di condanna nei confronti del “gesto squadrista” fu unanime e la risposta dello Stato durissima. Nel giro di due anni, i principali responsabili, individuati negli estremisti di destra Roberto Fiore, Luigi Aronica e Giuliano Castellino, furono condannati a pene di oltre otto anni. Quelli di secondo piano a quattro o sei anni.
Si accettano scommesse se qualcuno tra i 34 assalitori di Askatasuna identificati subirà una sorte simile. Non ci crede l’Fsp, il sindacato dei poliziotti di Torino, che denuncia la politica di una buona parte della sinistra che «fiancheggia questi falsi pacifisti e reali terroristi, che agiscono nella consapevolezza di poter devastare senza andare incontro a ripercussioni personali di tipo penale, grazie anche alle interpretazioni dei giudici sulla tenuità delle loro azioni». Il tema dell’impunità del teppismo dei centri sociali, che spesso ha totale copertura mediatica e politica a sinistra è centrale nell’assalto alla Stampa, al quale ha preso parte anche il minorenne dipinto recentemente come un martire dal giornale torinese, in quanto ammanettato dagli agenti che lo avevano fermato durante degli scontri di piazza. I giornalisti aggrediti da coloro che difendono; altro paradosso rosso.
Alla Stampa alcuni colleghi che si occupano di Askatasuna, della politica cittadina, delle tensioni sociali che dilaniano la città, molti dei quali sono giovani o donne, ora temono per loro stessi. Sono stati minacciati da persone a piede libero e che godono di impunità. È difficile lavorare, è difficile chiedere loro di farlo come se nulla fosse accaduto. La libertà di stampa garantita dalla Costituzione si difende anche condannando severamente chi assalta i giornali e intimidisce i giornalisti; e se a qualcuno pare brutto incarcerare i compagni, chiuda gli occhi, li chiami pure fascisti, mali metta dentro.