«Finalmente un primo punto fermo». Così l’avvocata Giada Bocellari, che assiste Stasi, commenta la perizia della genetista Albani: secondo lei, la relazione «cristallizza l’assenza totale di Dna di Stasi» sotto le unghie della vittima. Bocellari parla di un dato «mai così chiaro» nella lunga storia del caso.
Per la legale, la novità più importante è che quella traccia genetica- ritenuta fino ad oggi degradata e non interpretabile - viene ora riconosciuta come appartenente alla linea paterna di Andrea Sempio su due dita diverse. «Dal 2014 a oggi si diceva che il Dna sulle unghie fosse degradato e non confrontabile. Ora, con questa analisi, si supera quella tesi: emerge una compatibilità, forte / moderatamente forte, con Sem pio». Un cambiamento, secondo Bocellari, non solo tecnico ma anche interpretativo: ciò che era stato archiviato come materiale non utilizzabile diventa improvvisamente un possibile indizio.
Il peso della nuova analisi, secondo la difesa Stasi, non riguarda soltanto la compatibilità individuata, ma anche l’esclusione totale di Stasi dal profilo genetico: «Non è stato trovato nulla che colleghi Stasi al reperto» ribadisce Bocellari, ricordando come quell’assenza, per anni, fosse stata minimizzata come un semplice «non dato». Oggi, sostiene, «il non dato diventa certezza: non esiste alcuna traccia di lui».
Ma a rafforzare tale lettura è anche il collega Antonio De Rensis, che sottolinea come il dato emerso dalla perizia rappresenti un elemento nuovo che va considerato con attenzione. «Rispettiamo il lavoro della dottoressa Albani — ha dichiarato — parliamo di aplotipo?Y e linea paterna. In questa linea paterna i soggetti sono pochi».
De Rensis ha aggiunto che le argomentazioni delle controparti — in primis quella della difesa Sempio — «sono lecite, vanno rispettate», ma ha posto una domanda chiave: «Cosa si sarebbe detto 18 anni fa, 10 anni fa o 15 anni fa se questi dati si fossero attribuiti a Stasi?».
In una recente intervista televisiva, De Rensis ha annunciato che ci sono altri elementi del dossier sul tavolo investigativo che a suo avviso potrebbero riservare sorprese: «Su impronta 33 e scontrino ci saranno sorprese» ha dichiarato, riferendosi a un’impronta sul muro delle scale e a uno scontrino di parcheggio - elementi che, se confermati, secondo lui «porteranno a una ricostruzione ancora più precisa dei fatti».
Alla luce di questi elementi, la difesa di Stasi ritiene che la perizia — lungi dall’essere l’ultimo atto — rappresenti invece la base di un nuovo percorso d’indagine. Bocellari invita gli inquirenti a verificare le modalità di deposizione del Dna, a ricostruire i tempi e i soggetti entrati nell’abitazione la notte del delitto, e a considerare la possibilità che più persone fossero presenti. Tutti elementi, questi, ancora in fase di analisi e valutazioni da parte di esperti, tra cui il medico legale Cristina Cattaneo, l’anatomopatologa che ha seguito i casi più importanti di cronaca nera.
La conclusione di difesa: il dato genetico, oggi, non è certo una condanna, ma è un «punto di partenza concreto». Se gli accertamenti futuri dovessero confermare tracce — impronte, scontrini, testimonianze — e insieme chiarire come e quando quel Dna è finito sotto le unghie di Chiara Poggi, allora si aprirebbe un nuovo capitolo dell’inchiesta. In tal caso, secondo la difesa, starebbe emergendo una pista concreta alterna che merita di essere seguita, con una ricostruzione più chiara di tempi, spostamenti e contatti, e un quadro scientifico finalmente coerente con i dati raccolti.