Ecco cosa ha fatto i suoi ultimi giorni di vita Chiara Poggi. Passando in rassegna testimonianze raccolte all’epoca tra parenti, amici, vicini, colleghi e conoscenti della vittima, Oggi è riuscito a scrivere una sorta di "diario" dell'allora 26enne. Il venerdì 10, ad esempio, "la mattina sono stato a casa perché i miei genitori sono partiti", dice Alberto Stasi condannato per l'omicidio della fidanzata. "E poi ho dormito la sera dalla Chiara". Nell'inchiesta, Chiara risulta a casa da sola almeno fino a metà pomeriggio. Papà Poggi ricorda che in quei giorni la figlia va anche a Gropello Cairoli, nella casa vuota della nonna, a prendere dall'orto. Con Alberto si vede poi verso le 21: dopo le 23 rientrano assieme alla villetta per la seconda (e ultima) notte insieme.
Il sabato 11 mattina, nonostante i suoi siano partiti, e da programma dovrebbe restare da Chiara, Alberto se ne va: "Subito dopo essermi svegliato alle ore 9.30 sono tornato a casa mia perché volevo andare dal mio cane Yura. Sono quasi sicuro di aver pranzato da solo e verso le ore 17 sono andato a prendere Chiara per una passeggiata a Pavia". Al ritorno cenano da lei, lui prova a chiamare gli amici per uscire ma nessuno è disponibile: vanno lo stesso a fare un giro loro due, racconta, e poi si ritirano a casa di lui; ma, alle due di notte, Chiara si fa riaccompagnare alla villetta. È in ansia per i suoi gatti, pare. La domenica 12, diversi testimoni ricordano Chiara dalla nonna alla casa di riposo. Va da Alberto dopo le 16: il ragazzo le suggerisce per messaggio di portarsi delle riviste per non annoiarsi mentre lui scrive. Poi passano a comprare le pizze e le vanno a mangiare alla villetta. A mezzanotte vuole andare via ma Chiara lo prega di fermarsi ancora, racconta. Se ne va attorno all’una.
Poi arriva il giorno dell'omicidio: lunedì 13. Diverse testimonianze riferiscono che Chiara mai avrebbe aperto la porta di casa senza sapere chi suonasse. Per di più, mai avrebbe aperto a uno sconosciuto in pigiama. Chi la conosceva riferisce che ha l’abitudine di alzare tutte le persiane, mettersi subito in ordine e poi riordinare anche la casa. Se quella mattina va alla porta in pigiama, con la casa ancora in penombra e i resti della colazione sul divano, deve trattarsi di qualcuno con il quale ha un rapporto di grande confidenza. Secondo la Corte d’Assise d’Appello di Milano, è Alberto a bussare e a ucciderla intorno alle 9.30: nel 2014, viene condannato a 16 anni. Nel marzo 2025, invece, la Procura di Pavia indaga Andrea Sempio per l’omicidio in concorso con Stasi o con altri. Anche lui non è nuovo in quella casa, dove ha trascorso molti pomeriggi essendo amico di Marco, fratello della vittima.