La vicenda della famiglia nel bosco è diventata un caso diplomatico dopo che le autorità consolari australiane se ne sono interessate. La storia è quella dei coniugi Nathan e Catherine, da cui il tribunale dei minori dell'Aquila ha deciso di allontanare i tre figli di 6 e 8 anni. I giudici sono arrivati a questa conclusione il 13 novembre scorso dopo aver giudicato inadeguato il casolare nei boschi di Palmoli, in provincia di Chieti in Abruzzo, nel quale i piccoli stavano crescendo. Di lì la decisione di farli trasferire in una struttura protetta a Vasto, dove si trovano tuttora. Lì c'è anche la mamma, che però avrebbe la possibilità di vedere i figli solo durante i pasti.
Nei giorni scorsi due rappresentanti dell'ambasciata australiana, Paese di origine della famiglia, hanno visitato la struttura di Vasto. In una precedente udienza, inoltre, Catherine avrebbe illustrato ai giudici l'esistenza di un conto corrente in Australia intestato ai figli, alimentato anche da altri parenti, come forma di garanzia economica per il loro futuro. Intanto, domani, martedì 16 dicembre, è in programma l'udienza in Corte d'Appello all'Aquila per esaminare il reclamo dei legali dei genitori contro l'ordinanza del 13 novembre scorso. Si scoprirà dunque se i piccoli si ricongiungeranno con i genitori prima di Natale.
La coppia, dopo l'allontanamento dei figli deciso dai giudici, ha accettato di trasferirsi in una nuova casa, un casolare in comodato gratuito offerto da un imprenditore locale a Palmoli, per risolvere le problematiche igienico-sanitarie della loro dimora originale. Una scelta, questa, che potrebbe favorire il ricongiungimento familiare. Il provvedimento del tribunale era motivato da una serie di criticità rilevate dalla magistratura su condizioni abitative, percorso educativo, socializzazione e aspetti sanitari. In particolare, sul fronte dell'istruzione, secondo quanto riferito dalla tutrice dei minori, i bambini non saprebbero leggere e starebbero imparando solo ora l'alfabeto. La figlia più grande, 8 anni, riuscirebbe a scrivere soltanto il proprio nome sotto dettatura.