Diciotto anni dopo il delitto di Chiara Poggi, l’Italia si ritrova di nuovo lì, dove tutto sembrava chiuso per sempre: un’aula di tribunale, perizie contrastanti e soprattutto un DNA sotto accusa, quello del nuovo indagato Andrea Sempio. La nuova puntata del giallo che ha sconvolto il Paese ha portato in luce un dettaglio destinato a far tremare ancora una volta la scena giudiziaria: tracce genetiche compatibili con Sempio sono state rilevate sulle unghie della vittima.
E qui scatta il colpo di scena: la difesa di Sempio, oggi indagato per omicidio in concorso, non ci sta e risponde colpo su colpo: “La perizia sul DNA non ha attendibilità scientifica”, accusano gli avvocati, elencando addirittura una lista di 20 oggetti – dalla tastiera del pc di casa al telecomando – come possibili veicoli di una contaminazione accidentale. Nel frattempo, sul banco degli imputati mediatici finisce ancora una volta la scienza forense: sì, il DNA è “compatibile”, dicono gli esperti, ma… “non è possibile stabilire con rigore scientifico se provenga da un contatto diretto o mediato, o quando sia stato depositato”.
Tradotto: le prove che dovevano inchiodare Sempio rischiano di essere un castello di carte. La Procura di Pavia insiste, mentre dall’altra parte si contesta ogni passaggio metodologico come “non consolidato” e “privo di valore scientifico”. Un affare mediatico che, inevitabilmente, scatena le tifoserie: chi grida alla “svolta”, chi parla di nuovo depistaggio, chi si chiede se davvero quella perizia potrà mai reggere in tribunale.
L’incidente probatorio di oggi aprirà una nuova finestra. Ma una cosa è certa: Garlasco non è finita. Nel Palazzo di giustizia di Pavia, la giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli detterà i tempi del confronto fra i periti e i consulenti delle parti. In gioco le impronte rilevate nella villa di Via Pascoli e le tracce conservate su alcuni oggetti ritrovati nella spazzatura, compreso il famoso Estathé di Stasi; oltre a questo, anche il materiale genetico trovato sulle unghie di Chiara. In base a ciò si deciderà se andare al dibattimento o proseguire le indagini. E una cosa è certa: Garlasco non è finita.