La nuova indagata nella inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi si chiama Laura Casagrande, ha 56 anni ed è l'ex compagna di scuola della ragazzina svanita nel nulla a Roma il 22 giugno del 1983. Un colpo di scena dopo oltre 40 anni, dunque: la donna è stata iscritta nel registro degli indagati per false informazioni ai pm. La Casagrande era già comparsa nelle inchieste precedenti ma ha sempre avuto una attenzione marginale.
Da ragazzina era allieva della stessa scuola di musica frequentata dalla 15enne Emanuela. La Casagrande avrebbe fornito versioni contraddittorie sulle fasi precedenti alla scomparsa della ragazza. La donna è stata ascoltata venerdì mattina a piazzale Clodio dagli inquirenti, accompagnata dal suo avvocato. "E' una notizia importante, sono contentissimo, anche del fatto che la Procura sta indagando nel riserbo che vuol dire che lo sta facendo con piena serietà", ha commentato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che da decenni lotta per scoprire la verità sulla ragazza in un dedalo di sospetti, veleni, bugie, coperture e depistaggi anche ad altissimo livello.
"C'è la massima fiducia nel lavoro dei magistrati", sottolinea la legale della famiglia, Laura Sgrò. Le indagini, riaperte nel 2023, sono affidate ai carabinieri del Nucleo investigativo di Roma e coordinate dalla Procura. Gli inquirenti stanno portando avanti un lavoro di analisi degli atti. Sotto la lente in particolare le ore precedenti alla scomparsa di Emanuela. Contemporaneamente si sono mossi anche i magistrati vaticani ed è stata costituita una Commissione bicamerale d'inchiesta. E proprio davanti alla Commissione parlamentare poco più di un anno fa è comparsa Laura Casagrande assieme a un'altra ex allieva della scuola di musica Tommaso Ludovico da Victoria e a un'amica di Emanuela.
Dai verbali dell'epoca risulterebbe che possa essere stata proprio Laura Casagrande l'ultima persona a vedere la ragazza il giorno della scomparsa in corso Rinascimento, dopo l'uscita dalla scuola di musica di piazza Sant'Apollinare. La sua ricostruzione della giornata, di fronte alla Commissione, è stata accompagnata da una serie di "non ricordo", "buio totale", "il nulla". Nell'audizione ha poi parlato del 'telefonista' che chiamò a casa sua. "Avevo capito subito che non era uno scherzo - ha raccontato la donna - il timbro di voce era tra l'arabo e l'orientale, io non so distinguere bene tra questi ma era autentico poi se era turco o arabo o afgano non so, ma era verosimile ed era molto incalzante. Non riuscivo a stare dietro alla dettatura veloce, dicevo un attimo, il messaggio era lunghissimo, erano tante pagine, poi con i miei genitori consegnammo tutto all'Ansa, andammo di persona, come c'era stato detto di fare".
Un'audizione che, afferma oggi il presidente della Commissione bicamerale Andrea De Priamo, "apparve molto contraddittoria, come se la audita volesse togliersi dalla scena". "Successivi accertamenti ci fanno tutt'ora ritenere - aggiunge - che possa essere stata una delle ultimissime se non l'ultima persona ad aver visto Emanuela a corso Rinascimento. L'ufficio di presidenza aveva già inserito il suo nome tra le persone da risentire, non escludendo di farlo attraverso la forma dell'esame testimoniale e non quella della libera audizione". E l'iscrizione nel registro degli indagati di Laura Casagrande arriva a pochi giorni di distanza dalla notizia di una nuova 'pista investigativa' che ipotizzerebbe un possibile coinvolgimento di uno zio di Emanuela, Mario Meneguzzi (morto da tempo), la cui abitazione nel reatino è stata perquisita nell'aprile dello scorso anno.
Laura Casagrande, ipotizza Pietro Orlandi, "potrebbe aver visto in che mani eventualmente fosse andata e chi eventualmente fosse stato il gancio". "Non dimentichiamoci a questo proposito dei verbali del giudice Sica (uno dei primi titolari dell'inchiesta, ndr) quelli in cui le amiche di Emanuela parlano delle persone che le avevano avvicinate con offerte di lavoro e da cui si evince il fatto che Emanuela non era sola".