Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dopo parere favorevole del ministro della Giustizia Carlo Nordio, ha concesso la grazia ad Abdelkarim Alla F. Hamad, già calciatore della Serie A libica giunto in Italia su un barcone, condannato alla pena complessiva di trenta anni di reclusione per delitti di concorso in omicidio plurimo e violazione delle norme sull'immigrazione, per fatti avvenuti nel 2015.
Nato in Libia trent'anni fa, nel 2017 la giustizia italiana lo ritenne, insieme a quattro compagni, lo scafista di un barcone che, nella notte di Ferragosto di dieci anni fa, venne soccorso dalla Marina italiana al largo di Lampedusa e nella cui stiva sono stati trovati i corpi di 49 persone, morte asfissiate durante la traversata. In Libia l'uomo studiava ingegneria e, come i compagni condannati insieme a lui, era calciatore professionista.
Quando, nel 2014, nel Paese deflagrò la guerra civile tra le forze del governo internazionalmente riconosciuto di Tripoli e quello di Tobruk sostenuto dalle milizie del generale Haftar, i quattro cercarono di raggiungere l'Europa per continuare a studiare e giocare a pallone. Sbarcati a Catania insieme a più di 300 superstiti dopo il soccorso della Marina, Alla e i compagni vennero arrestati in quanto "membri dell'equipaggio" con l'accusa di favoreggiamento di ingresso illegale e omicidio plurimo.
La difesa ha sempre evidenziato l'esiguo numero dei testimoni che l'hanno accusato e le condizioni di choc in cui hanno reso testimonianza. All'Ucciardone di Palermo l'ex calciatore ha imparato l'italiano, si è diplomato una seconda volta e ha scoperto la passione per l'arte e la scrittura grazie ai laboratori proposti ai detenuti.
Durante un laboratorio che, nel febbraio del 2023, ha conosciuto la professoressa Alessandra Sciurba, coordinatrice della Clinica legale diritti e migrazioni dell'Università di Palermo. Da quell'incontro è nato uno scambio di lettere, alcune delle quali sono state pubblicate da Sellerio in un libro dal titolo Perché ero ragazzo. "Nel concedere la grazia parziale, che ha estinto una parte della pena detentiva ancora da espiare", fa sapere il Quirinale, "il Capo dello Stato ha tenuto conto del parere favorevole del Ministro della Giustizia, della giovane età del condannato al momento del fatto, della circostanza che nel lungo periodo di detenzione di oltre dieci anni sinora espiata dall'agosto del 2015, lo stesso ha dato ampia prova di un proficuo percorso di recupero avviato in carcere, come riconosciuto dal magistrato di sorveglianza, nonché del contesto particolarmente complesso e drammatico in cui si è verificato il reato. Ciò è stato evidenziato anche dai Giudici della Corte d'appello di Messina i quali, nel rigettare l'istanza di revisione per ragioni processuali, hanno sottolineato che per 'ridurre lo scarto indubbiamente esistente tra il diritto e la pena legalmente applicata e la dimensione morale della effettiva colpevolezza', si può fare ricorso solo all'istituto della grazia che consente di ridurre o commutare una parte della pena".