Ci sono tragedie che, oltre al dolore della perdita, aggiungono aspetti che le rendono assurde, atroci, quasi senza precedenti. È quanto accaduto a Pisa, dove un errore inspiegabile e ingiustificabile ha trasformato un incidente già devastante in una vicenda ancor più drammatica: per due giorni, due genitori hanno vegliato un ragazzo credendo fosse il proprio figlio, per scoprire soltanto dopo che quel corpo non gli apparteneva e che il loro, di figlio, era già in una cella mortuaria.
La storia riguarda Jacopo Gambini, studente di 17 anni, morto lo scorso settembre in un incidente avvenuto nel parcheggio dell’Ikea di Pisa, mentre era in sella alla sua motocicletta insieme all’amico Leonardo Renzoni, di 16 anni. I due ragazzi stavano effettuando manovre pericolose quando hanno perso il controllo dei mezzi. Jacopo è morto sul colpo, mentre Leonardo, inizialmente ritenuto ancora in vita, è rimasto per ore sospeso tra la vita e la morte. La storia è emersa solo ora in seguito alla denuncia presentata dal padre di Jacopo.
A causa di un clamoroso scambio di persona, i genitori di Jacopo sono stati condotti al capezzale di Leonardo, ignari dell’equivoco. Hanno trascorso con lui ore di angoscia e speranza, convinti di assistere il proprio figlio in condizioni critiche, mentre in realtà Jacopo era già morto e trasferito in obitorio, senza che nessuno li avesse avvisati o consentito un ultimo saluto.
L’incredibile errore è emerso solo successivamente ed è finito al centro di una denuncia presentata dalla famiglia Gambini, che chiede ora di chiarire cosa sia accaduto nelle fasi immediatamente successive all’arrivo dei soccorsi. L’Azienda ospedaliera che gestisce l’ospedale di Cisanello ha ammesso che l’identificazione dei ragazzi è stata resa estremamente difficile dalla gravità delle ferite riportate nell’impatto. A far emergere la verità, dopo diverse ore, è stato un controllo sul gruppo sanguigno, risultato incompatibile con i dati anagrafici in possesso dei medici.
Solo allora i genitori hanno compreso l’atroce realtà: il figlio che avevano creduto di assistere non era Jacopo, e Jacopo giaceva ormai da tempo nella camera mortuaria. Resta da chiarire se l’equivoco sia nato da uno scambio di cartelle cliniche, da un errore nella trascrizione dei dati o da una concatenazione di disguidi. Saranno le indagini a stabilire le responsabilità e a ricostruire nel dettaglio una vicenda che, per la sua crudele assurdità, ha lasciato senza parole anche gli stessi addetti ai lavori.