La cena del 23 dicembre è finita al centro delle indagini sulla morte di Sara Di Vita, 15 anni, e della madre Antonella Di Ielsi, 50, venute a mancare tra sabato 27 dicembre e domenica 28 per una intossicazione alimentare. È successo a Pietracatella, in provincia di Campobasso. Quella sera erano presenti le due vittime e Gianni Di Vita, padre di Sara e marito della donna, finito in ospedale in gravi condizioni. Non era a cena con loro, invece, l’altra figlia della coppia, Alice, 19 anni, che non ha manifestato alcun sintomo.
Dallo Spallanzani di Roma, parlando al telefono con il sindaco di Pietracatella Antonio Tomassone, Gianni Di Vita ha detto che il 23 a pranzo hanno mangiato "pasta con il pomodoro" mentre la sera "si sono arrangiati in qualche modo", anche se non ricorderebbe bene i dettagli. L'ipotesi è che abbiano mangiato qualcuno degli alimenti poi sequestrati dagli investigatori nelle credenze, nel frigorifero e nella spazzatura della loro abitazione. Nel mirino ci sono finiti soprattutto i prodotti sott’olio. Esclusa invece la contaminazione accidentale di farine con veleno per topi, come emerso dalle analisi effettuate nel mulino di famiglia.
Qualche chiarimento in più si attende dall'autopsia in programma oggi, mercoledì 31 dicembre, nell'ospedale Cardarelli di Campobasso. Sul registro degli indagati, invece, ci sono finiti tre medici in servizio al pronto soccorso del Cardarelli, a cui madre e figlia si erano rivolte per poi essere dimesse; e due colleghi della Guardia medica. Le ipotesi sono a vario titolo di omicidio colposo plurimo e lesioni personali colpose.
Parlando con l'Adnkronos, l'avvocato di Giovanni Di Vita ha detto che al momento "nessuna ipotesi è esclusa: funghi velenosi, conserva contaminata. Tutto dipende dagli esiti dell'autopsia". E ancora: "Ammettiamo che trovino una sostanza sospetta, che venga trovato un veleno qualunque, è chiaro che il quadro cambia. Quindi, ripeto, nessuna ipotesi è esclusa, neanche quella dell'avvelenamento".