"L’annuncio di un cessate il fuoco in Libano è uno sviluppo molto importante e positivo, ma va considerato come un punto di partenza e non come un punto di arrivo”. Così la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, intervenendo alla giornata conclusiva della decima edizione dei ‘Rome Med Dialogues’, la conferenza organizzata dal Ministero degli Esteri e da Ispi. “Occorre cogliere questa opportunità – ha aggiunto la premier –, lavorare ora con convinzione a una stabilizzazione a lungo termine del confine israelo-libanese che permetta a tutti gli sfollati, sia israeliani sia libanesi, di tornare alle proprie case in sicurezza”. “Per far questo è fondamentale dare finalmente piena applicazione alla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, rafforzando le capacità di Unifil, rafforzando soprattutto le capacità delle forze armate libanese e io sono orgogliosa del fatto che l'Italia abbia un ruolo centrale anche e soprattutto in questa sfida. Lavorare insieme ai partner del G7, insieme ai partner del Golfo, insieme ai partner europei per rafforzare le capacità delle forze armate libanese in modo che possano assumere le responsabilità previste dal mandato Onu è condizione imprescindibile per realizzare gli obiettivi previsti dall'accordo sul cessato il fuoco e dalle risoluzioni delle Nazioni Unite”, ha concluso.
Nell'Aula del Senato il ricordo di Nino Benvenuti, il pugile campione olimpico scomparso il 20 maggio a 87 anni. "Sento il dovere ma anche il sentimento vero di ricordare un grande campione che ci ha lasciato - ha detto il presidente Ignazio La Russa -. Benvenuti è stato un pugile che ha onorato l'Italia, è stato un vero ambasciatore nel mondo. Il primo sportivo che è riuscito a far stare svegli gli italiani di notte, davanti alla radio, mentre combatteva in America". L'affetto per Benvenuti "accomuna gli italiani di ogni credo politico, perché ha anteposto per tutta la vita il senso di lealtà e il senso di appartenenza a una comunità che ha sempre portato nel cuore", ha sottolineato La Russa che ha rievocato come "provai a suggerire che fosse nominato senatore a vita quando aveva già smesso di combattere. Se senatore a vita non è stato, sicuramente essere ricordato oggi al Senato gli farebbe piacere".
Aprire un e-commerce, oggi, è (quasi) la parte facile. Il vero tema? Farsi scegliere. Farsi ricordare. Farsi cercare per nome. Perché, diciamolo: nel 2025 non basta più essere online. Il mercato è maturo, affollato, sempre più competitivo. E il modo in cui le persone decidono da chi comprare sta cambiando. In fretta. I numeri non sono più quelli di ieri. Cresce il valore dell’e-commerce italiano, sì, ma rallenta l’incremento reale. Il boom è finito. L’effetto “lo apro e funziona” anche. Ma no, non è una cattiva notizia. È l’inizio di una nuova era. Più selettiva.
Più strategica. Più interessante. Cosa ci raccontano i dati? Un indizio: non vincono quelli che spendono di più in advertising. Vincono quelli che sono già nella testa del cliente, prima ancora di essere sullo schermo. Quelli che il cliente conosce già. Cerca. Raggiunge direttamente. Il traffico diretto e quello branded sono oggi i veri assi nella manica degli e-commerce più solidi. Non clic a pagamento. Non follower distratti. Ma fedeltà costruita nel tempo. La domanda giusta non è più: “Come trovo nuovi clienti?” La domanda è: “Come faccio in modo che siano loro a cercare me?” Perché quando sei tu a essere cercato, non sei più un’opzione. Sei la risposta. Vuoi capire come far diventare il tuo e-commerce la prima scelta nella mente (e nei click) delle persone?
Guarda questo video con gli esperti della Central Marketing Intelligence per scoprire le 6 strategie concrete e subito attivabili che ti aiutano a smettere di inseguire clienti e iniziare a costruire un e-commerce che lascia il segno — e resta nella mente delle persone. Intanto, ecco un’idea su cui vale la pena riflettere. Nel 2025, il successo non si misura solo in clic o conversioni. Si misura in riconoscibilità. In quella sensazione che le persone provano quando vedono un logo, un tono di voce, un messaggio — e capiscono subito che sei tu. Se il tuo brand sparisse domani, qualcuno lo noterebbe? O verrebbe dimenticato in mezzo a mille altri? Costruire un’identità forte vuol dire proprio questo: essere memorabili anche quando nessuno ti sta guardando. E se vuoi approfondire questo e altri temi fondamentali per chi fa business e per chi prende decisioni in azienda, da oggi è arrivato il manuale perfetto per l’imprenditore, che ti guiderà in modo data-driven in ogni tua scelta di business!
Forti piogge hanno colpito la città di Milano, allagando strade e provocando problemi alla viabilità. Le immagini dalla stazione di Cadorna.
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
"Pochi mesi fa, il presidente Trump ha ospitato la premier italiana Giorgia Meloni in Florida e il suo inglese era eccellente": il segretario di Stato americano Marco Rubio lo ha detto a una cena di beneficenza al Kennedy center di Washington. E poi ha spiegato: "Le ho chiesto come facesse a parlare in inglese così bene e sapete cosa? Mi ha detto che l’ha imparato da Michael Jackson". Anche se poi ha precisato che la premier italiana "non l’ha imparato personalmente da lui, non le ha fatto lezioni, ma l’ha imparato dalla sua musica".
"Questo - ha proseguito Rubio rivolgendosi ai commensali - vi spiega l’impatto positivo che la cultura americana ha nel mondo". Successivamente ha evidenziato che "quando le persone vengono a Washington e in America vogliono veder gli show che riflettono la grandezza della nostra cultura e della nostra società".
"Come diceva il mio professore di inglese, il cantante Michael Jackson, inizio dall’uomo allo specchio, gli chiedo di cambiare i suoi modi. Dobbiamo iniziare da noi stessi, per sapere chi siamo veramente e rispettarlo, così da poter comprendere e rispettare anche gli altri", aveva detto Meloni dopo aver ricevuto a New York il premio Global citizen award del think tank Atlantic council. Il premier ha ribadito più volte di essere una "grandissima fan di Michael Jackson", come in una vecchia intervista al direttore dell’Agenzia vista Alexander Jakhnagiev. "Non scherzavo quando ho detto che Michael Jackson è stato il mio 'insegnante d’inglese', perché io ho cominciato a cimentarmi con l’inglese per cercare di capire cosa dicessero i testi delle sue canzoni".
Fonte: Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev