Un altro show mediatico davanti al mondo, come ogni settimana. Con Hamas che spinge sempre un po' più in là la linea dell'orrore. Dopo aver messo su un palco a Khan Younis le bare di Shiri Bibas e dei suoi figli uccisi dopo il 7 ottobre (e la scoperta che il corpo non apparteneva alla donna, consegnata solo all'indomani alle autorità israeliane), i terroristi palestinesi hanno allestito la loro messinscena a Rafah, nella parte meridionale di Gaza, e nell'area di Nuseirat, nel centro della Striscia, per la consegna di sei ostaggi israeliani prevista oggi.
Come è accaduto con i precedenti rilasci, i palchi sono tappezzati di manifesti di propaganda. I primi a venire rilasciati sono stati Avera Mengistu, di origini etiopi, e Hisham al-Sayed. I due erano prigionieri a Gaza da oltre un decennio, dopo essere entrati nella Striscia di loro spontanea volontà. Straziante in particolare la storia di Hisham al-Sayed, uomo con problemi psichici dichiarati eppure tenuto prigioniero da Hamas come possibile contropartita umana nelle trattative con il governo israeliano. A differenza di Mengistu, al-Sayed è stato consegnato alla Croce Rossa in un terzo luogo di rilascio, nella città di Gaza, senza cerimonie: beduino israeliano del villaggio di Hura nel deserto del Negev, era entrato nella Striscia nei pressi del valico di Erez nell'aprile 2015. Ha passato 3.600 giorni in cattività a Gaza.
A Nuseirat sono stati poi liberati, qualche minuto dopo, Tal Shoham, Omer Shem-Tov, Eliya Cohen e Omer Wenkert, tutti catturati dai miliziani palestinesi la mattina del 7 ottobre 2023.
Secondo l'agenzia di stampa Reuters, Hamas ha dichiarato oggi essere pronto a passare alla seconda fase dell'accordo per il cessate il fuoco a Gaza e a effettuare uno scambio completo di ostaggi e prigionieri per raggiungere un cessate il fuoco permanente e il ritiro completo delle forze israeliane.
Anche una delegazione molisana tra le migliaia di manifestanti a Bruxelles per protestare contro i tagli alla PAC e l'accordo Ue-Mercosur.
Papa Leone XIV si è recato oggi senza preavviso al Senato della Repubblica, facendo tappa alla Biblioteca "Giovanni Spadolini" di Palazzo della Minerva per ammirare l'esposizione della Bibbia di Borso d'Este, uno dei massimi esempi dell'arte miniata rinascimentale. L'arrivo del pontefice, non annunciato, ha richiamato un dispositivo di sicurezza e diverse troupe giornalistiche in piazza della Minerva. Ad accoglierlo nella sede di Palazzo Madama è stato il presidente del Senato Ignazio La Russa, insieme al segretario generale del Senato, in un clima di alta solennità istituzionale. Nel corso della visita, durata circa venti minuti, il Papa ha percorso le sale della mostra dedicata alla preziosa Bibbia manoscritta tra il 1455 e il 1461 da Pietro Paolo Marone e dai miniatori Taddeo Crivelli e Franco dei Russi, esposta fino al 16 gennaio come parte del programma giubilare. Al termine dell'incontro, Leone XIV ha pronunciato alcune brevi parole di apprezzamento per l'opera e per l'iniziativa culturale che lega Valore artistico e riflessione spirituale. Il presidente del Senato Ignazio La Russa: "Un grande onore, un grande momento per credenti e non credenti, che hanno potuto comunque vedere da vicino il Papa. Un messaggio di grande pace, specie adesso, in vicinanza del Santissimo Natale".
Ha vinto tutto con il Napoli di Maradona, ha segnato più di 150 gol in carriera, ha vissuto il Mondiale più amaro degli Azzurri e ha attraversato la parte più dura della fama. Nella nuova puntata di Punkinari, Fabrizio Biasin porta in panchina Andrea Carnevale per un confronto che va oltre il calcio giocato. Si parla di talento e sacrificio, di errori pagati a caro prezzo, di giustizia sportiva e di una vita che non è mai stata solo pallone. Dalla gloria alla caduta, fino alla scelta di raccontarsi senza sconti: un dialogo lucido, diretto, senza retorica, su cosa resta quando finiscono gli applausi.
Assolto in via definitiva per non aver commesso il fatto. I giudici della terza sezione penale della Corte di Cassazione hanno rigettato il ricorso presentato dalla Procura di Palermo, nel processo Open Arms. Con la decisione della Suprema Corte si chiude una vicenda giudiziaria durata anni, che vedeva Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio in relazione alla gestione dello sbarco dei migranti soccorsi dalla nave dell’Ong spagnola nell’estate del 2019, quando era ministro dell'Interno. "Difendre i confini non è reato", ha commentato sui social il vicepremier e leader della Lega. Plaude la premier Giorgia Meloni, il primo ministro ungherese Orban ha definito Salvini vittima di una "caccia alle streghe". Dura la reazione di Open Arms. "Non è una decisione tecnica, è un decisione politica. Neanche oggi si è fatta giustizia, ma si è costruita una impunità", ha dichiarato il fondatore Oscar Camps.