"Non escludiamo nulla. Intanto oggi vogliamo dimostrare che c'è una parte molto importante di questo Paese che, come nelle settimane scorse, scende in piazza e chiede dei cambiamenti". Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, alla partenza della manifestazione 'Democrazia al lavoro' a Roma, rispondendo a chi gli chiedeva se ci sarà uno sciopero contro la manovra.
Una prova di forza fallita, a giudicare dai numeri esigui dei presenti in piazza. Delle due l'una:o "l'emergenza democratica" strombazzata dal segretario non viene avvertita come tale nemmeno dal suo popolo, oppure anche la sinistra si è stancata della strategia muscolare a oltranza di una Cgil sempre più interessata alla guerra (ideologica e spesso anche pregiudiziale) al governo di centrodestra e sempre meno "dentro" al mondo del lavoro.
"Se non saremo ascoltati e se nel Parlamento e nel Governo non accetteranno di modificare radicalmente quella che è una legge che noi consideriamo sbagliata, valuteremo e non escludiamo assolutamente nulla", minaccia qundi Landini un nuovo sciopero generale. "In tutto il mondo è stata lanciata una campagna dal sindacato mondiale che dice no al riarmo in qualsiasi paese - aggiunge il capo della Cgil -, oggi non è il momento di aumentare la spesa in armi, ma quello di fermare le guerre e investire per lavoro, salute, istruzione e gestire il cambiamento climatico".