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Violenza sessuale nel Varesotto, preso il presunto aggressore

di Redazione sabato 22 novembre 2025
1' di lettura

È stato fermato il presunto autore della violenza sessuale commessa ieri mattina all'alba in un parcheggio a Gallarate, in provincia di Varese, dove una donna di 53 anni è stata prima picchiata e poi violentata. Si tratta di un uomo di 35 anni, di origine gambiana, fermato nella notte dai carabinieri con le accuse di violenza sessuale aggravata e lesioni personali aggravate. È stato trovato nella sua abitazione nascosto nel cassettone di un letto e indossava ancora i vestiti immortalati dalle telecamere durante la fuga, mentre il cellulare della vittima è stato trovato vicino al suo appartamento. La donna, ancora ricoverata, ha riportato ferite giudicate guaribili con una prognosi di 20 giorni. Nel corso dell'indagine, i carabinieri hanno immediatamente visionato le telecamere di sorveglianza e sentito un testimone accorso in aiuto della donna, che ha chiamato il 112. La donna è stata aggredita alle spalle e trascinata in un parcheggio dove si è consumata la violenza.

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Garofani e complotti, forza lupi so’ finiti i tempi cupi

“Garofani” è la parola della settimana: non il fiore, ma il cognome del consigliere del Quirinale finito nel ciclone per le frasi pronunciate durante una cena romana. Tre legislature nel PD alle spalle, un ruolo istituzionale presente e un commento privato che diventa caso nazionale: serve un’alleanza di tutta l’opposizione e forse uno scossone per fermare la Meloni. Da qui si apre il paradosso italiano: la caccia al complotto, le richieste di smentite, le interpretazioni fantasiose – fino al presunto “agente russo” in terrazza pronto a registrare. Nel mezzo, chi difende il “diritto alla privacy” di un discorso fatto davanti a sedici persone e chi accusa il centrodestra di vedere fantasmi. Nel nuovo episodio de La parola di Pietro, Senaldi analizza il cortocircuito politico-mediatico della settimana: la sinistra che difende le frasi rubate quando riguardano gli altri, ma invoca il silenzio quando riguardano i propri; il Quirinale costretto a ricomporre; le narrazioni che oscillano tra gaffe, strategia e fantapolitica. Un episodio che fotografa l’Italia per quello che è: un Paese in cui un garofano scatena un putiferio, e dove ogni parola diventa subito un caso nazionale.

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Venezia, blitz di Extinction Rebellion: il Canal Grande si colora ancora di verde

Stamattina il Canal Grande di Venezia si è di nuovo colorato di verde, come già era successo due anni fa a causa di un'azione dimostrativa di Extinction Rebellion. Due anni fa, in occasione dell'azione che oltre a Venezia aveva coinvolto anche altre quattro città, gli attivisti fecero sapere di aver usato la fluoresceina, un colorante innocuo. I precedenti in realtà sono più d'uno. L'attivista svedese Greta Thunberg ha preso parte all'iniziativa di Extinction Rebellion sul Ponte di Rialto a Venezia, dove è stata versata fluoresceina nel Canal Grande per tingerlo di verde. L'iniziativa del gruppo ambientalista ha riguardato dieci città italiane. A Venezia diverse persone sono state identificate, mentre strumenti musicali e lo striscione che era stato esposto sono stati sequestrati. Non si sono segnalati rischi per la navigazione, che è proseguita regolarmente con monitoraggio in atto. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco e le forze dell'ordine.

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Ornella Vanoni, il ricordo dei fan davanti alla casa della cantante

Ciao Ornella Divina, buon viaggio, sei un attimo senza fine. Milano non ti scorderà mai”. È questo il messaggio scritto sul biglietto, che accompagna una rosa rossa, lasciata da una ragazza, Federica, sul cancello della casa dove abitava Ornella Vanoni a Milano. La giovane ha raccontato di aver conosciuto l’artista, scomparsa venerdì a 91 anni, “purtroppo non personalmente”, ma di essere stata “all’ultimo concerto all’Arcimboldi, proprio tre anni fa, nel dicembre 2022, e credo l’ultimo concerto a Milano”. Ha aggiunto che “era amatissima dai giovani. Questo è un omaggio personale”.

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Bologna, le immagini degli scontri al corteo pro Palestina

Tensione altissima a Bologna durante il corteo pro Palestina organizzato per protestare contro la partita di basket Virtus–Maccabi Tel Aviv in programma al PalaDozza. Le forze dell’ordine hanno utilizzato gli idranti dopo che i manifestanti hanno a lungo fronteggiato il cordone di polizia in pieno centro, in via Marconi, schierato per impedire l’accesso a via Lame. Secondo la Questura, circa 5.000 persone sono partite da piazza Maggiore.

Il corteo ha raggiunto via Lame, dove si è fermato per diversi minuti. Alcuni partecipanti si sono coperti il volto, hanno smontato parti di un cantiere e recuperato transenne, bastoni e altro materiale. Intorno alle 20 la situazione è degenerata: un gruppo ha iniziato a lanciare numerosi fumogeni e bottiglie di vetro contro gli agenti. Sono stati esplosi anche grossi petardi e una serie di fuochi d’artificio diretti ad altezza uomo verso il reparto in assetto antisommossa. Di fronte all’escalation, la Questura ha disposto l’uso degli idranti per disperdere la folla e ripristinare la sicurezza nell’area.