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Lombardia, regione da imitare: come aiuta politica e aziende a vincere le sfide

di Fabio Rubini venerdì 25 novembre 2022

3' di lettura

Se c'è una cosa nella quale Regione Lombardia eccelle in maniera particolare, è quella di saper raccogliere una sfida e spesso riuscire a risolverla. A grandi linee funziona così anche l'iniziativa "Open challenge", nata nel 2019 per provare a far dialogare, su tematiche precise, cittadini e imprese. Per capire ancora meglio proviamo a fare un esempio: c'è un'azienda che ha un problema nella sua filiera produttiva che non riesce a risolvere. Che fare? La soluzione proposta dal Pirellone è quella di aderire a questa iniziativa e lanciare una sfida (un challenge, appunto) aperta a tutti quelli che, in base alle loro competenze, vogliano raccoglierla. Pensiamo non solo a professionisti del settore, ma anche - se non soprattutto- a studenti universitari, che s' impegnano per studiare il problema, trovare una soluzione, proporla all'impresa e con essa, magari, garantirsi pure un futuro lavorativo. Già, perché una volta risolta la sfida, i "vincitori" saranno chiamati dalle aziende per mettere in pratica la loro soluzione. Con tutto quello che questo può comportare anche in tema di collaborazioni future e continuative con queste realtà.
 

COME FUNZIONA 

La piattaforma viene "moderata" da Regione Lombardia che ha il compito di certificare la bontà dei partecipanti e coordinare sfide e risposte. Insomma, come direbbero gli economisti, far incontrare domanda e offerta. Per partecipare, l'impresa o la Pmi deve solo andare sulla sezione, compilare il modulo e attendere di essere contattata da un team dedicato che darà loro informazioni e supporto. Nei primi 30 mesi di vita l'iniziativa Open Challenge - che si trova all'interno del portale regionale dedicato all'Open Innovation: www.openinnovation.regione.lombardia.it- ha registrato oltre 70 sfide lanciate, in prevalenza di carattere internazionale, che hanno coinvolto qualcosa come 2.715 partecipanti- un dato che è più che raddoppiato tra il primo e secondo anno di utilizzo della piattaforma - con una tendenza in continuo aumento, che lascia ben sperare per il futuro di questa pratica. E dice che fin qui Regione Lombardia ha vinto la sua di sfida, che è quella di accelerare la diffusione della cultura dell'open innovation offrendo spazi e servizi dedicati alle imprese, come detto, per lanciare sfide competitive, challenge o concorsi di idee, rivolte a innovatori, start up, Pmi e cittadini.

CHI LA USA

A parlare chiaro, ancora una volta, sono i numeri. Nel primo anno - il 2019 - i partecipanti furono 418. Al 31 marzo di quest' anno erano già 571, un numero che in proiezione consentirà a Open Challenge di battere il "record" di 909 partecipanti fatto registrare nel 2020. Interessante è anche provare a capire chi si affida a questa iniziativa messa a disposizione da Regione Lombardia e sviluppata grazie al supporto di Finlombarda Spa in qualità di partner di Enterprise Europe Network (Een), ovvero la più estesa rete di servizi innovativi dedicata alle piccole e medie imprese europee. A chiedere l'aiuto di Open Challenge sono soprattutto multinazionali, che rappresentano il 31% del totale, seguite dalle grandi imprese (21%). Interessante anche la presenza di un 10% di aziende partecipate afferenti alla pubblica amministrazione. Ad accettare e risolvere le sfide, sono innanzitutto le Start-up (25%) e le piccole e medie imprese (26%). Ma va segnalato anche un 9% di Università e un 5% di studenti.

Interessante anche il dato che riguarda la conclusione delle varie sfide. Nella maggior parte dei casi esse si chiudono con accordi di collaborazione tra chi aveva il problema e chi l'ha risolto. Ma interessanti sono anche i dati che riguardano gli accordi commerciali legati a queste collaborazioni, così come i premi in denaro corrisposti. E per i più giovani anche stage con prospettiva di futura assunzione. Come appare evidente, a vincere la sfida di Open Challenge è stata innanzitutto Regione Lombardia che ha creduto in questo progetto e più in generale nelle potenzialità delle buone pratiche legate al settore economico che prende il nome di Open Innovation. 

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