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Milano, la trans denuncia gli agenti? Spunta un testimone, ma...

di Massimo Sanvito martedì 30 maggio 2023

3' di lettura

Era più scontato della vittoria dello scudetto del Napoli in primavera: impossibile scommettere il contrario. La denuncia del trans pregiudicato, con problemi di tossicodipendenza e fuori di sé davanti a una scuola – contro i vigili che per ammanettarlo hanno usato manganello e spray urticante - dovevano forse porgere mazzi di margherite e srotolare tappeti rossi dopo essere stati presi a calci e sputi? – era nell’aria fin da quando quel filmato (la parte finale della vicenda, ndr) è stato dato in pasto al web. Non poteva andare altrimenti: troppo ghiotta l’occasione per gettare fango sulle divise, attaccare il governo anche se le polizie locali dipendo dai sindaci (e a Milano comanda il Pd...) e gridare persino alla transfobia. Alla fine, gli unici a pagare saranno gli agenti.

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L’AVVOCATO

Nell’esposto, presentato dall’avvocato Debora Piazza ieri in procura a Milano, le motivazioni della querela spaziano dalla tortura aggravata da discriminazione razziale alle lesioni aggravate dall’abuso di potere, fino alle minacce aggravate. Bruna sarebbe stata inseguita dai ghisa meneghini al grido di «f... di m...» e «trans bast...» e poi rinchiusa nella volante «per 20 minuti ammanettata». Una ricostruzione, quella del legale, che al momento non è riscontrabile in nessuno video – da domenica ne gira un altro che vede i poliziotti accompagnare il trans in manette sull’auto – ma che sta diventando la clava perfetta per bastonare il corpo della Polizia Locale. «Ormai ci aspettiamo di tutto. Ognuno può dire quello che vuole, sarà poi la magistratura a verificare. Quello che è certo è che siamo sotto tiro in una vicenda legata a un intervento di polizia giudiziaria: da una parte ci sono agenti pluridecorati, dall’altra una persona con precedenti», spiega a Libero Daniele Vincini, sindacalista del Sulpl.

I testimoni oculari non mancano. Dai genitori che mercoledì mattina hanno chiamato il centralino dei vigili per segnalare una persona in preda a un delirio che gridava di avere l’Aids – sai com’è, a due passi dai bimbi che entrano a scuola... – al netturbino minacciato dal trans e costretto ad andarsene, passando per i soccorritori del 118 che non sono riusciti a visitarlo. Ci sarebbe anche un’educatrice pronta a raccontare la sua versione. Molto utili saranno anche le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza pubbliche e private tra l’area del Parco Trotter e la zona della Bocconi che sono in fase di acquisizione da parte del tribunale. «Abbiamo sentito che vogliono coinvolgere il Consolato brasiliano e ci chiediamo come sarebbe intervenuta la polizia brasiliana... Gli agenti sono sotto choc per questa gogna mediatica ma noi non li abbandoniamo perché sappiamo qual è la verità, ovvero che sono stati aggrediti e hanno usato strumenti in dotazione», sottolinea Vincini. Bruna ha riportato cinque giorni di prognosi durante la colluttazione a terra (avrebbe un «grosso grumo di sangue rattrappito in testa») e nel fine settimana avrebbe manifestato «due episodi di vomito e giramenti di testa».

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DELIRIO A SINISTRA

Il Pd milanese, intanto, cavalca l’onda anti-polizia e si spinge oltre. Il consigliere comunale Daniele Nahum è pronto a firmare un ordine del giorno per «introdurre il numero identificativo per gli agenti e la bodycam perché scene da macelleria come quelle che abbiamo visto non possiamo accettarle». Mentre Monica Romano, primo transgender a sedere nell’aula del Consiglio comunale, la butta sulla discriminazione: «In tante persone il vecchio preconcetto di persona gay, lesbica o transessuale che molesta i bambini esiste e resiste». 

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